Un collega oggi mi ha segnalato T. Mann, I Buddenbrook, o, meglio, la sua ultima pagina. Eccola:
“Hanno, piccolo Hanno – seguitò la signora Permanender, e le lacrime scorrevano sulle sue guance opache e lanuginose….- Tom, il babbo, il nonno, e tutti gli altri! Dove sono ora? Non li vediamo più. Oh, è così duro e triste!”
“Li rivedremo un giorno, – disse Friederike Buddenbrook giungendo saldamente le mani nel grembo, chinando gli occhi e levando il naso in aria.
“Già, così si dice….ma ci sono momenti, Friederike, in cui non c’è conforto, Dio mi perdoni, in cui si dubita della giustizia, della bontà…. di tutto. La vita, sapete, spezza qualcosa in noi…. smentisce tante volte la nostra fede… rivedersi…. se fosse vero….”
Allora Sesemi Weichbrodt balzò su accanto alla tavola, allungandosi più che poteva. Si rizzò sulla punta dei piedi, tese il collo, picchiò la mano sul piano del tavolo, e la cuffia le tremava sul capo.
“E’ vero!” disse con tutta la sua forza, guardandosi attorno con aria di sfida.
E stette là vincitrice nella buona guerra che aveva condotto per tutta la vita contro gli assalti del suo raziocinio di maestra, gobba, minuscola e vibrante di convinzione, una piccola profetessa ispirata e vendicatrice.

Dalla presentazione dell’editore:
Il primo grande romanzo di Thomas Mann racconta la storia di una famiglia tedesca dell’Ottocento che, dopo anni di prosperità, è esposta a una tragica decadenza: le basi di un patrimonio e di una potenza che sembravano incrollabili sono sgretolate da una forza ostinata e segreta. Opera di ispirazione autobiografica, questo romanzo, capolavoro della letteratura europea, esprime compiutamente la concezione estetica e politica dello scrittore tedesco, il suo rimpianto per una mitica e solida borghesia, la coscienza della crisi di un mondo e di valori destinati inesorabilmente a scomparire.