Da Rita Orfé riceviamo la recensione del romanzo di Giorgio Secchi Non c’è tempo per un tango.


Sì, viaggiare… Piace viaggiare a Giovanni, protagonista di Non c’è tempo per un tango di Giorgio Secchi.

Per lavoro per studio per piacere. E tornare a viaggiare, quando non c’è più l’urgenza di una data di ritorno, ma è possibile distendere il tempo dei giorni a seconda delle proprie urgenze, quelle più intime, rallentando per poi accelerare.

Questo è il ritmo del viaggio di Giovanni, un viaggio casuale per certi versi: un matrimonio a cui partecipare, l’occasione per rivedere amici di un tempo. Ma un viaggio voluto anche, per allontanare quel brivido inconsapevole che ti prende quando ti accorgi che ormai hai speso buona parte della tua vita e non sei ancora disponibile o preparato a congedarti.

Un viaggio che Giovanni vorrebbe all’insegna della lentezza, in un distanziamento graduale dalla vita quotidiana, ripercorrendo percorsi già noti in compagnia di Caterina, sua moglie, che lo asseconda e lo scruta. Le città della Andalusia e Lisbona fanno da sfondo a questa allegria del viaggio di una coppia di cui si percepisce la solidità.

E poi l’Argentina. Da solo. Dove le carte si scombinano, dove l’animo rettangolare di Giovanni si deforma per adeguarsi a un altro ritmo, quello di una terra diversa ma anche quello di un passato che ritorna nella figura di Blanca, e lo conduce su strade impreviste con un ritmo fluente di vita nel cuore.

Il racconto di un viaggio tra i paesaggi infiniti e colorati dell’Argentina diventa così anche il racconto di un viaggio nel tempo e di un passato che ritorna, quello di Giovanni e di Blanca, a lungo annidato in qualche anfratto del cuore.

Si incrociano in questo romanzo le storie e i tempi dei personaggi, Giovanni con la sua passione per le librerie, Caterina sempre alla ricerca di un equilibrio per sé e per gli altri, Blanca con le ferite e le scelte che la dittatura argentina ha imposto alla sua vita.

La lentezza conquistata dei giorni e la fretta del tempo lottano e obbligano a scelte difficili, non sempre condivise. E il lettore sceglie con i personaggi, si interroga sul loro futuro, fa proprie le loro incertezze.

Forse è in questa complicità con i lettori che l’autore coglie nel segno, coinvolgendoli nella storia, andando a risvegliare domande. È possibile rivivere il tempo passato? Quanto dura un amore? Fino a quando è possibile innamorarsi? Quanto della nostra vita è nelle nostre mani e quanto nelle mani del caso e della Storia?

Dalla presentazione dell’editore:

Giovanni e Blanca si conoscono alla fine degli anni Settanta a New York. Lui è un giovane ingegnere italiano volato oltreoceano per perfezionare il suo inglese; lei un’affascinante e misteriosa ragazza che parla spagnolo. Si innamorano subito, ma qualcosa impedisce alla relazione di proseguire. Alcuni mesi dopo lei compare a sorpresa a Milano per rivedere Giovanni e in quella occasione gli confessa di essere un’argentina impegnata politicamente contro la dittatura militare nel suo Paese. Nonostante la gioia di essersi ritrovati, Blanca sparisce ancora una volta. Quarant’anni dopo, Giovanni, ormai pensionato, decide di intraprendere un viaggio in Argentina, all’avventura e senza la moglie Caterina. È a Buenos Aires che casualmente rivede Blanca e da quel momento niente sarà più come prima.

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