Da Rosa Ghislandi riceviamo M. Balzano, Quando tornerò.
Rosa ci scrive: “Un libro che mi ha regalato un’intensità veramente rara. Una visione differente delle badanti che ci supportano nella gestione delle persone in difficoltà. Qui è la badante (parola brutta e riduttiva) che parla di sé; Daniela lascia la Romania, i suoi figli, il marito la sua lingua per arrivare a Milano e mandare i soldi ai propri cari ma con quale risultato? il “mal d’Italia” stranieri a casa loro e stranieri dove lavorano. “Tu non dovevi nascere”… ecco il nodo sentimentale molto forte con i propri figli, sei nato, sei così importante e io me ne vado ti abbandono perchè tu possa avere le stesse possibilità degli altri. Vale la pena stare altrove per essere migliori degli altri? La lontananza è il vero anello di questo libro, in famiglia lasciamo sempre dominare il non detto perché sappiamo di amarci e diamo per scontato i nostri sentimenti. Per andare avanti bisogna cancellare il passato lasciarselo alle spalle come la memoria e i ricordi. Grazie per aver scritto questo libro che aiuta tutti noi a capire un punto di vista dove non avrei mai approdato.”
“Angelica è organizzata e generosa. Se c’è da lavorare non si tira mai indietro. Anzi, è una che si sacrifica. Un giorno stavo disegnando in cucina con Moma, che da sempre sogna una stanza tutta sua da riempire con cavalletti e tavolozze, e le ho chiesto di dipingere la nostra famiglia come fossimo animali: Moma cavallo, papà lupo, io gatto. Per mia sorella, invece, avevo scelto un corpo d’asino, perché Angelica è così, tira la carretta finché non stramazza.”
Dalla presentazione dell’editore:
Daniela ha un marito sfaccendato, due figli adolescenti e un lavoro sempre piú precario. Una notte fugge di casa come una ladra, alla ricerca di qualcosa che possa raddrizzare l’esistenza delle persone che ama – e magari anche la sua. L’unica maniera è lasciare la Romania per raggiungere l’Italia, un posto pieno di promesse dove i sogni sembrano più vicini. Si trasferisce così a Milano a fare di volta in volta la badante, la baby-sitter, l’infermiera. Dovrebbe restare via poco tempo, solo per racimolare un po’ di soldi, invece pian piano la sua vita si sdoppia e i ritorni si fanno sempre più rari. Quando le accade di rimettere piede nella sua vecchia casa di campagna, si rende conto che i figli sono ostili, il marito ancora più distante. E le occhiate ricevute ogni volta che riparte diventano ben presto cicatrici. Un giorno la raggiunge a Milano una telefonata, quella che nessuno vorrebbe mai ricevere: suo figlio Manuel ha avuto un incidente. Tornata in Romania, Daniela siederà accanto al ragazzo addormentato trascorrendo ostinatamente i suoi giorni a raccontargli di quando erano lontani, nella speranza che lui si svegli. Con una domanda sempre in testa: una madre che è stata tanto tempo lontana può ancora dirsi madre? A narrare questa storia sono Manuel, Daniela e Angelica, la figlia più grande. Tre voci per un’unica vicenda: quella di una famiglia esplosa, in cui ciascuno si rende conto che ricomporre il mosaico degli affetti, una volta che le tessere si sono sparpagliate, è la cosa più difficile. Dopo L’ultimo arrivato e Resto qui, Marco Balzano torna a raccontare con sguardo lucido e insieme partecipe quelle vite segnate che, se non ci fosse qualcuno a raccoglierle, resterebbero impigliate nel silenzio.