Non stupirà che dato il clima sociale io mi sia comprato due libretti, come dire, adatti ai tempi correnti. Sono:
K. Lorenz, Gli otto peccati capitali dell’umanità, Adelphi
J. Franzen, E se smettessimo di fingere?, Einaudi
Il libro di Lorenz è la trascrizione di una serie di conversazioni radiofoniche che il premio nobel per la medicina tenne bel 1971. Lui stesso definisce il testo una geremiade. Infatti agli otto peccati corrispondono altrettanti inviti a cambiare atteggiamenti e mentalità. Gli otto sono: sovrappolazione, devastazione spazio vitale, competizione fra gli uomini, estinzione dei sentimenti, deterioramento patrimonio genetico, tradizione demolita, indottrinamento, armi nucleari.
Al di là del fatto che nel leggere si avverte con chiarezza che il testo è stato scritto in età matura (all’epoca Lorenz aveva 68 anni) e che come tale certi cenni contro i giovani (i sessantottini) paiono frutto più di rigidità che di considerazioni meditate, colpisce la presenza di temi che a cinquantanni di distanza sono ancora lì pari pari. La tesi principale è che il sistema umano necessiti di un equilibrio che ne compensi le spinte individualistiche centrifughe e che le nostre abitudini, il nostro modo di vivere ne abbia compromesso l’esistenza. D’altronde bisognerebbe forse fermarsi un minuto a considerare che abbiamo assunto a livello mondiale come modello il sistema americano, un sistema largamente basato sulla presenza di una frontiera sempre oltre passabile, su una disponibilità di risorse naturali infinite rispetto alla popolazione e su una pressione demografica ridicola rispetto alla europea ed asiatica e l’abbiamo assunto in situazioni geografiche e demografiche completamente diverse (e peggiori). Errore fatale?
A questa visione non ottimistica si unisce Franzen che sostanzialmente dice quel che il titolo recita: smettiamola di prenderci in giro! I cambiamenti climatici ci sono già e saranno sempre peggiori e quindi invece di enunciate obiettivi irrealizzabili concentriamoci sul quo ed ora. Adottiamo micro atteggiamenti che sicuramente non sono sbagliati. Usiamo meno plastica, andiamo in bicicletta, teniamo la temperatura di casa più bassa e mettiamoci un maglione in più. E soprattutto prepariamo le nostre società ad accogliere le masse che gli uragani e la desertificazione spingeranno verso le nostre case.