Da Grazia Pietrini riceviamo I. McEwan, Miele, Einaudi.

Grazia ci scrive: di Ian McEwan ho letto quasi tutto. Per me il migliore è il “Giardino di cemento”, il suo primo romanzo, o forse quello che ho letto io per primo, ma è davvero troppo “fastidioso”, quindi te ne segnalo uno più recente.

“.. Ma quello che non avevo capito di mia madre era che, sepolto sotto le sue apparenze convenzionali, c’era il piccolo germe di una femminista. Sono certa che questa parola non è mai uscita dalla sua bocca, ma non faceva differenza. La sua sicurezza mi spaventava. Diceva che in quanto donna era mio dovere andare a studiare matematica a Cambridge. In quanto donna? A quei tempi, nel nostro ambiente, nessuno parlava così. Nessuna donna faceva qualcosa <in quanto donna>. Disse che non avrebbe permesso di sprecare il mio talento. Dovevo eccellere e diventare straordinaria. Avere una adeguata carriera nelle scienze o in ingegneria o in una disciplina economica. Si concesse il luogo comune del mondo come ostrica. Nei confronti di mia sorella era ingiusto che fossi bella e intelligente quando lei non era né l’una né l’altra cosa. Se non avessi puntato in alto l’ingiustizia si sarebbe acuita. La logica di tutto ciò mi sfuggiva, ma non dissi niente….”

Dalla presentazione dell’editore:

La prima voce narrante femminile di McEwan dall’epoca di Espiazione, Serena Frome, è una figlia degli anni Sessanta senza slogan né rivoluzioni, una figlia borghese cresciuta dal padre vescovo entro i confini protetti di una cattedrale, lontana dalle inquietudini politiche e sociali che sferzano la Gran Bretagna dei primi anni Settanta. La sua iniziazione al mondo si compie attraverso un amante maturo, docente di storia e amico personale del ministro dell’Interno, che a Serena insegna ad accostare il giusto vino al giusto cibo e a contemperare la baldanzosa lettura di Solzenicyn con quella approfondita di Churchill, e che, prima di sparire misteriosamente dalla sua vita, le spezza il cuore e le regala un mestiere: un incarico all’MI5.
Che cosa possono volere ai piani alti della prestigiosa agenzia d’intelligence britannica da una bionda ragazza di buona famiglia con una mediocre preparazione matematica faticosamente rimediata a Cambridge e una prodigiosa, ancorché superficiale, rapidità di lettura? Farne una pedina nella cosiddetta “guerra fredda culturale”: Serena parteciperà all’operazione “Miele”, con la quale l’agenzia intende finanziare occultamente scrittori ritenuti affini alla causa dell’Occidente trasformandoli in inconsapevoli agenti della propaganda anticomunista. Il candidato ideale è individuato in Tom Haley, promettente autore di alcuni apprezzati racconti e di qualche articolo critico nei confronti del blocco sovietico. Serena s’immerge nel suo mondo: l’amore per Spenser e la grande letteratura, l’impianto narrativo dei suoi scritti, la forza espressiva. Dei suoi racconti s’innamora subito, dell’uomo poco dopo. E per lei cominciano i guai: a quante menzogne può reggere un amore? Come travestirsi di fronte al sentimento che più di ogni altro denuda? Quanto a lungo i servizi segreti più efficienti d’Europa tollereranno un simile groviglio? E quando la Storia bussa e spinge tutto intorno, poi, come proteggere i confini del proprio piccolo mondo fittizio? McEwan mescola volentieri le carte di realtà e finzione: i camei che ritaglia fra le pagine – lo scrittore Martin Amis, l’editore Tom Maschler, il critico Ian Hamilton – hanno la vividezza dell’autobiografia e i racconti di Tom Haley assomigliano molto ad altrettante versioni di opere giovanili dell’autore… Seguire e distendere ciascun filo e attendere che formino il quadro dello stupore è un piacere che nessun autore più di McEwan sa regalare.