Da Anna Valentini riceviamo L. Marone, La tristezza ha il sonno leggero, Longanesi.
“Mi chiamo Erri Gargiulo e mi faccio di speranza da quarant’anni.
Se esistesse un gruppo di sostegno per drogati di speranza dovrei presentarmi così.
Ho iniziato a sperare a cinque anni, quando mi illudevo che i miei la smettessero di litigare. Poi ho sperato che mio padre tornasse a casa e mia madre non si innamorasse di un altro uomo. Quindi che mamma si innamorasse di Mario e che questi non se ne andasse come aveva fatto papà. Ho sperato che i miei fratelli venissero rapiti, che Arianna (di cui parlerò presto) diventasse la mia fidanzata, che Giulia non potesse fare a meno di me, che Matilde me la desse, che il Napoli vincesse lo scudetto e che prima o poi sarei riuscito a fare il vignettista.
Alla fine ho capito che non è vero che la speranza non si tramuta mai in realtà. E’ una questione di numeri: più desideri hai, maggiore è la possibilità di fare centro. …”
Dalla presentazione dell’editore:
Erri Gargiulo ha due padri, una madre e mezzo e svariati fratelli. È uno di quei figli cresciuti un po’ qua e un po’ là, in bilico tra due famiglie e ancora in cerca di se stesso. Sulla soglia dei quarant’anni è un uomo fragile e ironico, arguto ma incapace di scegliere e di imporsi, così trattenuto che nella sua vita, attraversata in punta di piedi, Erri non esprime mai le sue emozioni ma le ricaccia nello stomaco, somatizzando tutto. Finché un giorno la moglie Matilde, con cui ha cercato per anni di avere un bambino, lo lascia. Da quel momento Erri non avrà più scuse per rimandare l’appuntamento con il suo destino.
Circondato da un carosello di personaggi mai banali, Erri deciderà di affrontare, una per una, le piccole e grandi sfide a cui si è sempre sottratto. Imparerà così che per essere felici dobbiamo essere pronti a liberarci del nostro passato, capire che noi non siamo quello che abbiamo vissuto e che, se non vogliamo vivere una vita che non ci appartiene, a volte è indispensabile ribellarci. Anche a chi ci ama.