Da Fernanda Sacchieri riceviamo:

Italo Svevo, Una vita, Newton

“….

Una sera, correndo si trovò dietro ad una donna che passando lo aveva guardato. Vestita di nero, teneva molto alta la sottana e lasciava vedere un piedino calzato in eleganti scarpette lucide, una calza nera, l’attaccatura del piede gentilissima per un corpo agile, ma non misero. Alfonso vide ancora il collo, dalla pelle bianchissima; nulla della faccia.

Risolutamente la seguì, la sorpassò, poi l’attese come un cagnolino. La signora a lui pareva ridesse guardandolo alla sfuggita e, incoraggiato, egli si propose di avvicinarla. Era la prima volta ch’egli si trovava in tale imbarazzo. Ebbe delle esitazioni che lo costrinsero poi ad accelerare il passo. Ella attraversò il Corso e imboccò via Cavana; doveva passare dinanzi alla biblioteca. – Alla peggio andrò in biblioteca – pensò Alfonso per dare alla sua passeggiata una meta sicura.

La precedette e si fermò alla porta della biblioteca. Ella passò mentre la luce di un fanale faceva risaltare la bianchezza del collo e brillare la lacca della scarpetta, ma non lo guardò, ciò che ad Alfonso levò per qualche tempo la voglia di seguirla. Lentamente ella salì l’erta della via dei SS. Martiri lungo il Tribunale mentre appoggiato ad un paracarro egli si contentava di seguirla con l’occhio. Poi, quando ella aveva quasi terminata l’erta, egli si avanzò sino al Tribunale. Vide la figurina prospettarsi sul cielo, le curve previse come se le avesse viste più da vicino. Ancora un istante di esitazione e l’avrebbe perduta di vista; non c’era tempo a riflettere e il suo desiderio parlò chiaro ed imperioso spingendolo ad una corsa sfrenata in modo che la raggiunse prima ch’ella si trovasse sul piano. Era agitato, ma tanto stanco ch’era là là per lasciare la risoluzione presa da poco. In mente la stessa idea che lo aveva fatto correre dal Tribunale in su, le si avvicinò: -Signora…. – le disse e levò il cappello, ma la respirazione divenuta più affannosa dacché s’era fermato, gli impedì di continuare. Un occhio azzurro lo guardò con freddezza glaciale e trovandosi poco preparato per parlare avendo solo pensato a correre, semplicemente si fece da parte per lasciarla passare, e pigliò fiato, lieto come se avesse tenuto di venirne impedito. I desideri che lo coglievano con tanta rapidità altrettanto rapidamente lo abbandonavano; per dimenticarli gli bastava di venir scosso da un timore o da una fatica.

Per un certo tempo ogni sera correva dietro a qualche donna, ma soltanto a quelle ben vestite, perché l’oggetto dei suoi sogni era tutt’altro che pezzente e ad ogni corsa poteva illudersi di trovarlo…..”

svevo

dalla presentazione dell’editore:

Una vita é il primo passaggio obbligato per entrare in quella sorta di “presa di coscienza”, individuale e collettiva, della crisi della cultura e dei valori dell’uomo europeo, che i romanzi di Svevo in qualche modo rappresentano.
Nel racconto di un’esistenza che si svolge tutta all’insegna del non vivere, si scontrano la poetica del verismo e del naturalismo, l’oggettività con cui vengono descritti ambienti e tematiche sociali con la tensione, tutta nuova, dell’introspezione psicologica e autobiografica.