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Manoscritto trovato a Saragozza è l’unico romanzo scritto in francese dal conte polacco Jan Potocki, che vi dedicò buona parte della vita.

La prima parte del testo (le prime tredici giornate) fu stampata in proprio nel 1805, per essere distribuita agli amici di Potocki. La seconda parte (Avadoro, histoire espagnole) vide la luce a Parigi nel 1813. Le due versioni furono riunite poi in un’edizione in tre volumi stampata a San Pietroburgo nel 1814. L’ultima parte fu forse scritta prima della missione diplomatica dello scrittore a Pechino: di essa non si ha il testo originale in francese (è conosciuta solo attraverso la traduzione polacca di Chojecki) ed è tuttora oggetto di dibattito. Il testo integrale non è stato sottoposto a una completa revisione finale.

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Il romanzo ha una struttura scatole cinesi, nella quale il racconto principale è inframezzato da altre storie narrate da altri personaggi, all’interno delle quali sono presenti altri racconti.

All’inizio ci viene riferita una serie di avvenimenti dei quali nessuno contravviene alle leggi della natura. Alfonso Van Worden è il protagonista e narratore del racconto. Attraversa le Montagne della Sierra Morena e all’improvviso il suo “zagal” Moschito scompare e qualche ora dopo anche il domestico Lopez.

Gli abitanti del posto spiegano l’accaduto affermano che la regione è frequentata dagli spiriti. Alfonso arriva ad una locanda e si accinge a dormire quando al primo tocco di mezzanotte una bella ragazza di colore seminuda entra in camera sua e lo invita a seguirlo. Essa lo conduce fino a una stanza sotterranea dove viene accolto da due giovani sorelle belle e succintamente vestite che gli offrono da mangiare e da bere. Alfonso prove sensazioni strane e nella sua mente affiora un dubbio: “non sapevo più se fossi con delle donne oppure con degli insidiosi succubi“. Poi gli rivelano la loro vita dicendogli di essere le sue cugine. Al primo canto del gallo tutto finisce. Arriva la sera Alfonso va a letto e le due sorelle lo raggiungono (o forse si limita a sognarlo), ma quando si sveglia (è qui l’incredibile della storia) si ritrova all’aperto accanto a due cadaveri dei due fratelli di Zoto alla forca di Los Hermanos e le due belle fanciulle sono diventate due fetidi cadaveri. Durante il peregrinare, cerca un posto dove dormire la notte e arriva ad una capanna di un eremita e qui incontra un invasato Pacheco. L’eremita gli racconta la sua storia che, guarda caso, assomiglia molto a quella di Alfonso. Il narratore a quel punto cerca la motivazione a tutti gli avvenimenti accaduti a Pacheco dando una spiegazione anche a se stesso. Nuovi avvenimenti vanno però a rinfocolare i dubbi di Alfonso perché ritrova le cugine in una grotta e una sera gli si infilano nel letto.

Adelphi (1995), contenente le prime quattordici giornate
Tea (2006), testo integrale già edito da Guanda (60 giornate)
Colonnese (2006), Storia di Zoto, con introduzione di Gianandrea de Antonellis

Recensioni:

da Adelphi: «Discendente di un’illustre famiglia polacca, contemporaneo di grandi avvenimenti, cui talvolta prese anche parte direttamente, il conte Jan Potocki (1761-1815) acquista durante la sua vita una strana reputazione di eccentrico e di erudito. Sale in pallone con l’aeronauta Blanchard, impresa di minore importanza ma di maggior eco che non quella di annotare, per primo, il linguaggio segreto dei principi circassi… Frequenta i salotti parigini d’avanguardia e in seguito si lega coi Giacobini… Prima di darsi una morte orribile, porta a termine un lungo romanzo pieno di estro che lascia quasi completamente inedito… Nel 1958 la prima parte dell’opera, intitolata Manoscritto trovato a Saragozza, viene ritrovata e pubblicata… Se ne trova improvvisamente arricchita la letteratura fantastica del mondo intero, di cui questo testo, indipendentemente dai suoi altri meriti, costituisce un esempio tra i più alti» (Roger Caillois).

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Lankelot – introduzione
Lankelot 2 – trama