Non so chi mi consigliò questo libro anni fa, ma so molto bene perché: un piccolo capolavoro di leggerezza, divertimento, riflessione.
Le vicende del giornalista quarantenne Vatanen di Helsinki che, di rientro da un servizio giornalistico svolto in provincia, investe una lepre e poi la insegue per poterla curare meritano di essere lette e, dopo qualche anno, quando magari si è un po’ giù, rilette.
Il romanzo è un continuo vagabondare della strana coppia uomo/lepre che lungo questo cammino incontra le persone più strane e a cui capitano le vicende più strane.
Per esempio come quando durante un incendio boschivo Vatanen trova un uomo completamente ubriaco steso lungo la riva di un ruscello. E’ un tizio che aveva deciso di trascorrere le proprie ferie nel bosco in tenda attrezzato per pescare, provviste diverse e un alambicco per distillare grappa. Nella fuga cui l’ha costretto l’incendio che l’aveva sorpreso tutto era andato perduto salvo dieci litri di grappa. Ora a debita distanza dal fuoco si era ubriacato e rinfrescato nel ruscello. I due decidono di rimanere lì vedendosi passare sopra l’incendio immersi nelle acque fresche del ruscello.
Oppure quando incontra un altro matto che si è intagliato con una motosega un totem che regolarmente idolatra e a cui sacrifica animali. Quando cerca di scippare a Vatanen la lepre per sacrificarla al suo idolo le cose si fanno un po’ tese, ma poi tutto si appiana.
In genere sono, come si evince, tutte vicende un po’ strampalate raccontate, come dicevo, con leggerezza e naturalezza, vicende che allargano il respiro di noi lettori cittadini e ci lasciano sognare una vita diversa tutta a contatto con la natura (oltre che farci conoscere quanto sono strani i finlandesi).
Vale assolutamente d’essere letto. Peraltro la sua lettura mi impressionò tanto che negli anni ho letto anche tutti (credo) gli altri romanzi di Paasilinna, romanzi che in genere meritano anche essi, pur non raggiungendo la piccola perfezione dell’Anno della Lepre.



Dalla presentazione dell’editore:
Giornalista quarantenne a Helsinki, Vatanen ha raggiunto quel momento dell’esistenza in cui di colpo ci si chiede quel «ma perché» che si è cercato sempre di reprimere, nascondendo a se stessi e agli altri che quel grigiore a cui si è arrivati a furia di rinunciare ai sogni, di accettare compromessi, di rassegnarsi al logoramento delle amicizie, del lavoro, degli amori, quel qualcosa in cui siamo rimasti impigliati e in cui non ci riconosciamo, è in realtà la nostra vita. Una sera, tornando in macchina da un servizio fuori città con un amico fotografo, investe una lepre, che fugge ferita nella campagna. Vatanen scende dall’automobile, la trova, la cura e, sordo ai richiami dell’amico, sparisce con lei nei boschi intorno. Da quel momento inizia il racconto delle svariate, stravaganti, spesso esilaranti peripezie di Vatanen, trasformato in un vagabondo che parte all’avventura, on the road, un wanderer senza fretta e senza meta attraverso la società e la natura, in mezzo alle selvagge foreste del Nord e alle imprevedibili reti della burocrazia, sempre accompagnato dalla sua lepre come irrinunciabile talismano. E la sua divertente e paradossale fuga dal passato diventa un viaggio iniziatico verso la libertà, la scoperta che la vita può essere reinventata ogni momento e che, se la felicità è per natura anarchica e sovversiva, si può anche provare ad avere il coraggio di inseguirla. Un libro-culto nei paesi nordici che ha creato un genere nuovo: il romanzo umoristico-ecologico.



