Da Beatrice Lo Giudice riceviamo E. E. Schmitt, Oscar e la dama rosa.

Di questo libro Beatrice scrive: “Oscar è un bambino che vive in ospedale perché ha la leucemia e sta per morire. Egli racconta la sua vita in ospedale seguendo il suggerimento di Nonna Rose (una delle volontarie in camice rosa che fanno compagnia ai bambini ammalati) di scrivere lettere a Dio per raccontargli ciò che gli accade e i suoi pensieri. Nonna Rose gli suggerisce anche una sorta di gioco: immaginare che ogni giorno valga come dieci anni: Oscar quindi sperimenta l’infanzia, l’adolescenza, l’età adulta e la vecchiaia nei pochi giorni che gli restano da vivere. Malgrado il tema, Schmitt riesce a offrire momenti di ilarità che alleggeriscono la lettura, anche se la morte imminente e le riflessioni su di essa restano come leit motiv di tutto il brevissimo romanzo, che è diventato una delle letture ad alta voce che offro ogni anno agli studenti della scuola in cui lavoro come bibliotecaria.

“Caro Dio, mi chiamo Oscar, ho dieci anni, ho dato fuoco al gatto, al cane e alla casa (mi sa che ho pure abbrustolito i pesci rossi) e questa è la prima lettera che ti mando perché finora non ho avuto tempo, avevo troppo da studiare. “

Dalla presentazione dell’editore:

È un racconto magico. Sotto la penna di Eric-Emmanuel Schmitt anche un evento triste può diventare allegro, ironico, giocoso, pur senza perdere mai la profondità richiesta da un tema doloroso come quello dei bambini malati terminali.

Il libro fa parte di un ciclo di romanzi brevi denominato dallo stesso Schmitt “Ciclo dell’invisibile”. Il più noto è Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano.

Testa Pelata ha dieci anni e il soprannome gliel’hanno dato per via del cranio completamente pelato a causa delle cure per il cancro a cui si sottopone. La sua vita trascorre in ospedale, in un reparto riservato ai bambini con malattie gravi, i suoi unici amici.
Soffre, sa che cure e trapianti non hanno avuto buon esito, sa che presto morirà, eppure quello che a prima vista sembrerebbe un quadro funesto si rivela una meravigliosa e movimentata avventura per merito di Nonna Rose, una “dama rosa”, come vengono chiamate le volontarie che prestano assistenza ai degenti, per via, appunto, del camice rosa che indossano. Nonna Rose trasforma gli ultimi dodici giorni di vita del bambino in un’epopea rutilante di avvenimenti, gli fa vivere l’esistenza che non vivrà, lo mette in grado di vedere esauditi desideri che non avrebbe avuto il tempo di desiderare.

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