Da Beatrice Lo Giudice riceviamo A. Moro, Breve storia del verbo essere.

Beatrice a questo proposito ci scrive: “oggi vorrei segnalare un saggio che mi pare davvero interessante: Andrea Moro, Breve storia del verbo essere, Adelphi. Non è un romanzo, ma una riflessione sui vari modi di intendere il verbo essere nel corso della storia, da Aristotele ai giorni nostri. È una lettura decisamente interessante che mi ha invogliato ad approfondire questo argomento.”


“Ci si può appassionare a tutto: c’è chi per tutta la vita insegue una musica mai ascoltata, chi si mette a caccia di una forma ideale, chi progetta una ricerca perfetta, chi sprofonda in un universo parallelo nel tentativo di comprendere una formula matematica. Conosco persone che, qualunque cosa facciano, la fanno vedendola attraverso gli occhi di una passione, come un filtro polarizzato. Talvolta, stando dietro a una passione si possono percorrere strade che non si sarebbero altrimenti mai percorse, si esplorano luoghi abitato dalla ragione e dalla fantasia, si arriva a scorgere la forma di domande che non ci si sarebbe mai posti. Io mi sono appassionato a un verbo: il verbo essere. Certo è solo una passione, ma è la passione che risveglia le richieste vere, la richiesta del vero.”

Dalla presentazione dell’editore:

L’interpretazione del verbo essere è come una costante che attraversa tutto il pensiero linguistico dell’Occidente sin dalle prime opere di Aristotele. E nel suo dipanarsi si intreccia con la filosofia, la metafisica, la logica e perfino con la matematica, tanto che Bertrand Russell considerava il verbo essere una disgrazia per l’umanità. Andrea Moro ricostruisce questa storia: dalla Grecia classica, attraverso i duelli tra maestri della logica nel Medioevo e le rivoluzioni seicentesche, fino al Novecento, quando la linguistica diventa un modello propulsivo per le neuroscienze. Il verbo essere penetra nel pensiero linguistico moderno portando scandalo e, come un cavallo di Troia, insinua elementi di disturbo tali da indurci a ripensare dalla radice la più fondamentale delle strutture del linguaggio umano: la frase.
È una ricerca appassionante, quella di Moro, che giunge a scoprire una formula tale da risolvere l’anomalia delle frasi copulari – suscitando così nuove domande, sul linguaggio come sulla struttura della mente.

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