Da Marco Grando riceviamo M. De Kerangal, Canoe.
A questo proposito Marco ci scrive: “Sono dei racconti sul suono, in tutte le sue accezioni. Questa scrittrice francese non smette mai di stupirmi, sia per la prosa, sia per la delicatezza dei contenuti.”
“La leggenda sostiene che i veri amici sono quelli che sanno ricollegarsi all’istante, ritrovarsi ‘come se si fossero lasciati la sera prima’, e quella sera, quando Zoé è comparsa nel dehors del Babylonian Café, splendida, ampia giacca nera, labbra rosso Adrianopoli e stivaletti abbinati, è stata proprio quella l’emozione che ho provato a tutta prima: era lei.”
Dalla presentazione dell’editore:
“Ho concepito Canoe come un romanzo in otto atti: al centro Mustang, romanzo breve, e intorno, come satelliti, sette racconti. Tutti si parlano, tutti sono collegati tra loro, e partono dallo stesso desiderio: sondare la natura della voce umana. Ho voluto intercettare una frequenza, cogliere un soffio, tenere una nota nel corso di tutto un libro dedicato a una tribù di donne. Donne di tutte le età, solitarie, sognatrici, volubili, ossessionate, o marginali. Sono loro che occupano tutto lo spazio. Soprattutto ho voluto andare in cerca della mia voce tra le loro, farla sentire nel modo migliore, trovare un ‘io’ più vicino.”
Le voci ci guidano, ci confortano, sono onnipresenti, le voci sono tutto, provate a chiudere gli occhi e a concentrarvi e ve ne accorgerete. Come agili canoe dei grandi laghi, le voci delle donne che attraversano questi otto racconti di Maylis de Kerangal compongono un originalissimo romanzo della voce umana.
“Canoe è un romanzo che ho divorato e che non riesco a dimenticare. Un romanzo a pezzi intorno alla voce e a ciò che suggerisce, alla fragilità e a ciò che ne facciamo, alla libertà di quelle vite a cui a volte bisogna adeguarsi.”
François Busnel, La grande libraire