Il mio amico Paolo Bonini della libreria La Zafra di Chiavari mi manda la classifica dei libri maggiormente venduti nella sua libreria nel maggio appena trascorso. Eccola:

1) J. DICKER, il caso Alaska Sanders, LA NAVE DI TESEO Ci aveva sorpreso con Harry Quebert

2) S. CALDANO Liguria medievale 50 luoghi da scoprire Ed del CAPRICORNO – Una piccola guida che mancava.

3) L. C. DOUGLAS, Il grande pescatore, ITACA – Un autore luterano scomparso nel 1951 e ingiustamente dimenticato.

4) E. STROUT, Oh Williams, EINAUDI – Il nuovo romanzo dell’autrice di Olive Kitteridge

6) A. TYLER, La treccia alla francese, GUANDA – Alle prese con i legami familiari.

7) C. RAVA Il tessitore RIZZOLI – Un nuovo caso per Rebaudengo e Spinola fra Liguria e basso Piemonte.
8) MASSIMO ANSALDO Delitti di Genova FRATELLI FRILLI – Una indagine del commissario Teiro sulle alture di Genova.

9) A. POLITKOVSKAJA La Russia di Putin ADELPHI – Un saggio scritto prima della guerra, ma estremamente attuale.

10) M. KUNDERA, Un occidente prigioniero, ADELPHI – Kundera ritorna in libreria con un piccolo ma ricco saggio di accusa all’occidente.

Per chi ne vuole sapere di più scorra oltre la galleria delle copertine.

1) J. DICKER, il caso Alaska Sanders, LA NAVE DI TESEO – Dopo 10 anni esatti arriva l’attesissimo seguito di La verità sul caso Harry Quebert. Aprile 1999. Mount Pleasant, una tranquilla cittadina del New Hampshire, è sconvolta da un omicidio. Il corpo di una giovane donna, Alaska Sanders, viene trovato in riva a un lago. L’inchiesta è rapidamente chiusa, la polizia ottiene la confessione del colpevole, che si uccide subito dopo, e del suo complice. Undici anni più tardi, però, il caso si riapre. Il sergente Perry Gahalowood, che all’epoca si era occupato delle indagini, riceve un’inquietante lettera anonima. E se avesse seguito una falsa pista? L’aiuto del suo amico scrittore Marcus Goldman, che ha appena ottenuto un enorme successo con il romanzo La verità sul caso Harry Quebert, ispirato dalla loro comune esperienza con un altro crimine, sarà ancora una volta fondamentale per scoprire la verità. Ma c’è un mistero nel mistero: la scomparsa di Harry Quebert. I fantasmi del passato ritornano e, fra di essi, quello di Harry Quebert. Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra.

2) S. CALDANO Liguria medievale 50 luoghi da scoprire Ed del CAPRICORNOI monumenti medievali della Liguria costituiscono un patrimonio storico, architettonico e artistico straordinario. Questo libro vuole essere una guida per coloro che vogliono andare alla scoperta delle cattedrali, delle grandi abbazie benedettine e cistercensi, dei conventi degli ordini mendicanti, ma anche di quei siti distanti dalle città maggiori, ma non per questo meno importanti, che donano il piacere dell’esplorazione: pievi, cappelle, battisteri, dipendenze dei monasteri più importanti, chiese private e castelli. Ne esce l’immagine di un territorio ricchissimo, sensibile a orizzonti culturali di ampio respiro, complice la posizione di confine, ma anche capace di elaborazioni del tutto autonome e destinate a fare scuola. Uno strumento chiaro e divulgativo, ma anche rigoroso e documentato, punteggiato da curiosità che mirano a sfatare la regina delle leggende metropolitane sul Medioevo: quella secondo la quale si tratta di un’epoca monolitica, succube della dimensione religiosa e sempre uguale a se stessa. Di monumento in monumento, questo libro porterà il lettore a incontrare vescovi, canonici, abati, monaci, cardinali, marchesi, conti, duchi, castellani e persone comuni che gli dimostreranno l’esatto contrario. Liguria medievale, i luoghi: Ventimiglia, Dolceacqua, Pigna, Apricale, Bordighera, Sanremo, Taggia, Montalto Ligure, Triora, Lingueglietta, Montegrazie, l’entroterra di Imperia, Andora, Albenga, Finale, Noli, Savona e nei dintorni, Millesimo, Tiglieto, Varazze, Genova e il suo entroterra, Uscio, Camogli, Rapallo, Cogorno, Borzone, Sestri Levante, Montale di Levanto, Levanto, Vernazza, Riomaggiore, Porto Venere, isola del Tino, Brugnato, Lerici e Sarzana.
3) L. C. DOUGLAS, Il grande pescatore, ITACAUna vita tranquilla quella di Simone, figlio di Giona, tutta dedita al lavoro di pescatore fino al giorno in cui sente parlare di Gesù, che da qualche tempo percorreva le strade della Galilea richiamando folle sempre più numerose e compiendo guarigioni miracolose. Simone, che già da giovane si era allontanato dalla pratica religiosa, resta incredulo, ma una insolita inquietudine lo porta a mettersi sulle tracce del «figlio del falegname» per smascherarlo. Quando si trova di fronte a lui, però, deve riconoscere che «c’era proprio qualcosa di strano in quell’uomo». Da quel momento il centro del suo interesse non è più la pesca, ma proprio «quell’uomo» che inizia a seguire e a servire. Una mattina, mentre è sulla barca, si sente chiamare per nome: «Simone». Douglas cattura il lettore attraverso uno straordinario intreccio di personaggi e avvenimenti, alcuni dei quali si ritrovano nel grande romanzo La tunica, sulla figura di Cristo. Così facendo l’autore rende partecipi di ciò che ha portato i primi cristiani a credere in Gesù, l’esperienza di una umanità mai vista prima, che parlava a ciascuno singolarmente e faceva domandare: «Cos’è mai che rende quest’uomo diverso da tutti gli altri?».
4) E. STROUT, Oh Williams, EINAUDIFra sé e le proprie origini Lucy Barton ha messo due matrimoni, molti libri di successo, una vita intera: oggi è un’autrice famosa, ha splendide figlie ormai adulte e da un anno è vedova di un uomo amatissimo. Ma è del suo primo marito, William, che ora vuole parlare. William, l’irraggiungibile, infedele padre delle sue bambine: è a lui che ha bisogno di tornare. In un dialogo intimo con ciascuno di noi e con tutti i passati che non passano mai davvero, fino a quando la parola deve lasciare il posto a un’unica esclamazione sopraffatta: oh William. Oh.
5)Y. REZA, Serge, ADELPHI Yasmina Reza possiede un orecchio assoluto per «la musica degli uomini e delle donne», e il talento di riprodurla creando personaggi indimenticabili, di cui mette a nudo i lati comici non meno di quelli patetici. Senza sarcasmo, tiene a precisare lei stessa, ma con profonda empatia, poiché tutti sono minacciati dall’insignificanza e dalla malinconia, dallo sfacelo della vecchiaia e dal tempo, che incessantemente ci sottrae la memoria pur non riuscendo a cancellarla completamente. Ed è così anche in questo romanzo, che ci fa entrare nel cuore di una famiglia di origini ebraiche, i Popper, e più precisamente nei complessi, e non di rado conflittuali, legami fra tre fratelli: Jean, il narratore, «quello di mezzo», cresciuto all’ombra del maggiore, il Serge del titolo, un cialtrone bigger than life, inconcludente, superstizioso, scorbutico, scorrettissimo, fragile e seducente; infine Nana, la più piccola, moralista e petulante. E poi figli, nipoti, mariti, ex amanti, a formare un intreccio di voci corrosivo e scintillante. Le tensioni culmineranno in una resa dei conti che avverrà nel corso di una visita ad Auschwitz, tra orde di «gente in tenuta semibalneare, canottiere, sneakers colorate, pantaloncini, tutine, abitini a fiori». «In un’epoca dove sempre più si restringe il campo delle cose di cui si può ridere,» ha scritto Franz-Olivier Giesbert «Reza non rispetta niente: né la famiglia, né il matrimonio, né la donna, né il cancro – e nemmeno, sacrilegio!, i viaggi “turistici” ad Auschwitz».
6) A. TYLER, La treccia alla francese, GUANDANel 1959 Robin Garrett e sua moglie Mercy decidono di fare una vacanza con i figli, Alice, Lily e David. È la prima che si concedono e non ce ne saranno altre in futuro: affittano una baita in riva al lago e trascorrono lì una settimana insieme. Durante quei pochi giorni, un episodio apparentemente banale finirà per segnare non solo la vita dei tre figli, ma anche quella delle generazioni successive. Andando avanti nel tempo, abbiamo infatti la percezione di un quadro famigliare felice solo a un primo sguardo, ma in realtà intimamente compromesso: Mercy è sempre più distante, chiusa a dipingere nel suo atelier; Robin, incapace di riconquistare l’attenzione della moglie, è completamente assorbito dal lavoro nel negozio di ferramenta; Lily, alle prese con una gravidanza indesiderata, non trova dai suoi la comprensione di cui avrebbe bisogno; David, impegnato negli studi lontano da casa, ne approfitta per allentare i rapporti. Soltanto Alice cerca di rimanere saldamente aggrappata al simulacro della sua famiglia. Man mano che il romanzo si addentra nel racconto delle loro vite, a partire dagli anni Cinquanta fino alla pandemia di coronavirus, comprendiamo la complessità dei Garrett, il nodo che unisce gli anziani ai più giovani, gli amori e le gioie, ma anche le delusioni, i rimpianti e i piccoli segreti… Anne Tyler racconta come i legami famigliari ci condizionino e lascino il segno, proprio come i capelli intrecciati che, una volta sciolti, mantengono a lungo il ricordo delle pieghe in cui erano stati costretti.
7) C. RAVA Il tessitore RIZZOLI -Il commissario Bartolomeo Rebaudengo e il medico legale Ardelia Spinola sono un pilastro l’uno per l’altra: tra alti e bassi, una storia d’amore e un’amicizia scoppiettante, hanno sempre condiviso ogni difficoltà che la vita li ha costretti ad affrontare. A innescare il vizioso circolo degli eventi, questa volta, è il rinvenimento del corpo di una ragazza nel vano di un pick-up di un malcapitato idraulico a un posto di blocco nell’entroterra ligure. Dai primi esami eseguiti la causa del decesso sembra essere compatibile con una caduta, ma la dottoressa Spinola nota un tentativo di strangolamento. Gli indizi sono comunque scarsi. È a questo punto che arriva, del tutto inaspettata, la telefonata di Augusto, un occasionale compagno di aperitivi di Ardelia che, chiuso in un’auto al buio e strafatto, le chiede di raggiungerlo con una certa urgenza perché ha commesso una pazzia grossa quanto una casa… Per non parlare poi della presenza di una cellula eversiva di stampo fascista che, tra nebbie autunnali e giornate di sole ancora tiepide, turba la tranquillità del Basso Piemonte. Sembrano fatti privi di collegamento ma un disegno torbido e inquietante li lega. Bartolomeo, con la sua mente pacata e lucida, e Ardelia, con il suo fuoco intuitivo e la sua follia, dovranno rimetterli insieme tassello dopo tassello, immergendosi ancora una volta nelle pieghe di un enigma intricatissimo, che darà loro parecchio filo da torcere.-
8) MASSIMO ANSALDO Delitti di Genova FRATELLI FRILLIIl commissario di polizia Nicola Teiro abita sulle alture di Genova. Nel cortile di casa un nibbio reale ha posto il suo nido. Tra lui e il rapace nasce un rapporto ‘domestico’ pieno di mistero e continui colpi di scena. Nel frattempo una sanguinosa rapina funesta la città. Il malvivente solitario uccide cinque persone, un fatto anomalo e inspiegabile. L’arresto di un ex terrorista e la presenza di un super testimone non convincono il commissario Teiro e l’ispettore Ester Miniati, mentre il dirigente del Ministero degli Interni Ramini, giunto appositamente da Roma, spinge per una rapida conclusione delle indagini, causa anche le imminenti elezioni politiche nazionali. Teiro e Miniati preferiscono condurre una indagine parallela, cercando di scoprire i segreti che anche le vittime sembrano nascondere. Aiutati da Vaclav, un clochard appena conosciuto e dai misteriosi messaggi che il nibbio continua a trasmettere, i due investigatori sveleranno una verità inaspettata e sorprendente.
9) A. POLITKOVSKAJA La Russia di Putin ADELPHIDa qualche tempo l’Occidente cerca di tranquillizzarsi sulla Russia presentando Vladimir Putin come un bravo ragazzo volenteroso. Ma ora questo libro di Anna Politkovskaja, giornalista moscovita nota per i suoi coraggiosi reportage sulle violazioni dei diritti umani in Russia, ci svela, in pagine ben documentate e drammatiche, tale autoinganno. Ed è un libro destinato a restare memorabile per la maestria e l’audacia con cui l’autrice racconta le storie (pubbliche e private) della Russia di oggi, soffocata da un regime che, dietro la facciata di una democrazia in fieri, si rivela ancora avvelenato di sovietismo. Ma non si pensi a una fredda analisi politica: «Il mio è un libro di appunti appassionati a margine della vita come la si vive oggi in Russia» scrive la Politkovskaja. E tanto meno si pensi a una biografia del presidente: Putin resta infatti sullo sfondo, anzi dietro le quinte, per essere chiamato sul proscenio soltanto nel tagliente capitolo finale, dove viene ritratto come un modesto ex ufficiale del kgb divorato da ambizioni imperiali. In primo piano ci incalzano invece squarci di vita quotidiana, grottesca quando non tragica: la guerra in Cecenia con i suoi cadaveri «dimenticati»; le degenerazioni in atto nell’ex Armata Rossa; il crack economico che nel ’98 ha travolto la neonata media borghesia, supporto per un’autentica evoluzione democratica del Paese; la nuova mafia di Stato, radicata in un sistema di corruzione senza precedenti; l’eccidio a opera delle forze speciali nel teatro Dubrovka di Mosca; la strage dei bambini a Beslan, in Ossezia.
10) M. KUNDERA, Un occidente prigioniero, ADELPHI Nel giugno del 1967, poco dopo la lettera aperta di Solženicyn sulla censura nell’Urss, si tiene in Ceco­slovacchia il IV Congresso dell’Unione degli scritto­ri. Un congresso diverso da tutti i precedenti – me­morabile. Ad aprire i lavori, con un discorso di un’audacia limpida e pacata, è Milan Kundera, allo­ra già autore di successo. Se si guarda al destino della giovane nazione ceca, e più in generale delle «piccole nazioni», appare evidente – dichiara Kundera – che la sopravvivenza di un popolo dipende dalla forza dei suoi valori culturali. Il che esige il rifiuto di qualsiasi interferenza da parte dei «vandali», gli ideologi del regime. La rottura fra scrittori e potere è consumata, e la Primavera di Praga confermerà sino a che punto la rinascita delle arti, della letteratura, del cinema a­vesse accelerato il disfacimento della struttura poli­tica. A questo discorso, che segna un’epoca, si ricol­lega un intervento del 1983, destinato a «rimodella­re la mappa mentale dell’Europa» prima del 1989. Con una veemenza che il nitore argomentativo non riesce a occultare, Kundera accusa l’Occidente di ave­re assistito inerte alla sparizione del suo estremo lem­bo, essenziale crogiolo culturale. Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia, che all’Europa appartengono a tut­ti gli effetti, e che fra il 1956 e il 1970 hanno dato vita a grandiose rivolte, sorrette dal «connubio di cultura e vita, creazione e popolo», non sono infatti agli oc­chi dell’Occidente che una parte del blocco sovieti­co. Una «visione centroeuropea del mondo», quella qui proposta, che oggi appare ancora più preziosa e illuminante.