Da Teresa Cattaneo riceviamo Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, Rizzoli

Teresa ci scrive: “Un monologo intenso, pieno di contraddizioni nel quale si scontrano la bellezza dell’attesa di un nuovo essere con la paura di cataputarlo nel mondo, la gioia di dedicarsi alla sua crescita in questa terrena avventura con la tristezza di dover rinunciare ad una parte della propria personale avventura, stride in esso la concezione atavica del ruolo di genere con la crescita possibile in uno sviluppo di sé come persona. Profondo e struggente.

Dalla presentazione dell’editore:

Non sono io la donna del libro. Tutt’al più le assomiglio, come può assomigliarle qualsiasi donna del nostro tempo che vive sola e che lavora e che pensa. Proprio per questo, perché ogni donna potesse riconoscersi in lei, ho evitato di darle un volto, un nome, un indirizzo, un’età.” Così Oriana Fallaci in occasione della pubblicazione nel 1975 di Lettera a un bambino mai nato, il monologo di una donna che aspetta un figlio e che guarda alla maternità non come un dovere, ma come una scelta personale e responsabile. In un’analisi di esemplare razionalità che fa ricorso a una lingua tersa ed essenziale, senza mai rinunciare alla consueta passione, la Fallaci interroga la propria coscienza affrontando il fondamento della natura femminile. Basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Ed è giusto sacrificare una vita già fatta a una vita che ancora non è? Il libro supera i dilemmi legati al dibattito sull’aborto, si impone all’attenzione dei lettori del mondo intero ed è oggi considerato un classico della letteratura di tutti i tempi e Paesi.