Da Fernanda Sacchieri riceviamo ERICH FRIED, E’ QUEL CHE E’ – Poesie d’amore, di paura, di collera – Giulio Einaudi Editore – 1988 Ristampa 2003 – Traduzione di Andrea Casalegno – Nota introduttiva di Luigi Forte. pag. 77
Principio di realtà
Amare gli uomini
significa odiare la realtà.
Chi sa amare
sa amare tutto
ma non lei.
Amare la verità?
Forse.
Capire può voler dire amare.
Ma non la realtà:
La realtà non é la verità.
Che mondo
sarebbe
se la realtà
questa realtà che ci circonda
fosse anche la verità?
Voler salvare il mondo
da questa realtà.
Amare il mondo come potrebbe essere:
Non riconoscere
la realtà.
Dalla presentazione dell’editore:
Il repertorio di Fried è ampio, comprende liriche d’amore, poesie comiche e divertissements, testi sulla natura, versi didattici. Analogamente, anche la sua ira – cioè il coraggio politico e civile – s’è raramente confusa con la politica spicciola né mai allineata ad una precisa corrente. Fried ha nutrito piuttosto l’indignazione del profeta e la sua coerenza è nata dallo sdegno del moralista e dall’insoddisfazione per l’immobilità e la stasi. Pur nella sobrietà del suo dettato, egli era di un’inesausta spontaneità, il giocoliere di una fantasia agglutinante: l’altra forma, si è detto, della necessità e del travaglio espressivi. La scuola della poesia moderna gli era in ogni caso ben nota: frequentò idealmente anche l’avanguardia (da Arp a Schwitters); conosceva a menadito gli inglesi, e si era fatto le ossa traducendo Th.S.Eliot, Dylan Thomas, Wilfred Owen, per non parlare di Shakespeare, di cui ha offerto la versione più coscienziosa ed esatta che ci sia data di leggere in tedesco.Dalla prefazione di Luigi Forte