Da Giovanni Achilli riceviamo C. Magris, Illazioni sopra una sciabola, Garzanti.
“Quell’elsa affiorata fra le zolle
mi fa pensare a quel tronco,
che ora sarà ancor più cancellato,
ma non ancora del tutto,
mi fa pensare alla brevità
ma anche alla durata della nostra vita
e mi sembra conciliare il grande sì
che diciamo al nostro tramonto,
accettandolo serenamente,
con la piccola resistenza che giustamente gli opponiamo,
anche quando crediamo,
come credo io,
di essere sazi e stanchi di vita,
perché anche un pomeriggio in più al caffè San Marco
è poca cosa rispetto all’eternità
ma è pur sempre qualcosa
e forse non tanto poco”
Dalla presentazione dell’editore:
Nell’autunno del 1944 i tedeschi invasero la Carnia con l’aiuto dei cosacchi loro alleati, ai quali avevano promesso un luogo dove costruire un’autonoma patria cosacca, una «Kosakenland» fra i villaggi e le montagne di quella regione. I cosacchi vi si trasferirono in massa, compiendo saccheggi e atrocità di ogni tipo fino al maggio del ’45, quando scoprirono di essere stati usati e ingannati. Abbandonati a loro stessi di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa, dovettero riparare in Austria e si arresero poi agli inglesi, i quali, però, ottemperando agli accordi segreti di Yalta, ma tradendo i patti, li consegnarono ai sovietici, che i cosacchi avevano cercato in tutti i modi di evitare. Vistisi ormai perduti, molti di loro scelsero il suicidio gettandosi nelle acque della Drava. Alcuni riuscirono a fuggire, molti altri incontrarono al morte in URSS.
Da questa vicenda poco ricordata dalla storia, Claudio Magris trae spunto per comporre un resoconto toccante sul destino e sulla tragedia del vivere, ma anche su suoi brevi istanti di grazia.