Marina Chiericato, Altai, Wu Ming, Einaudi
Da Marina Chiericato riceviamo: “…Io sono piccolo, faccio i primi passi della mia vita per raggiungerla, perche’ si senta fiera di suo figlio, per ottenere il premio di quell’abbraccio caldo. All’improvviso mi accorgo che non ho piu’ paura, e’ facile, basta mettere un piedi davanti all’altro e posso coprire distanze impensabili. …”
Autore: Wu Ming
Titolo: Altai
Editore: Euinaudi Stile libero
Anno: 2009
Pag 403-404
Resta poco tempo. Quanto basta per mormorare una preghiera e passare in rassegna I volti di quelli che ho amato. Gli ultimi due anni li ho strappati alla sorte: i migliori di un’intera vita, percorsa a ritroso nel volgersi di una stagione, poi lanciata in avanti con la forza del sogno, della speranza. Avere provato a tracciare un futuro diverso, essermi librato in volo anche solo per un momento, e’ cio’ che adesso mi da’ la forza di affrontare quello che mi aspetta.
Forse per questo, ora che vengono a prendermi, mi accorgo di non provare ne’ dolore ne’ paura. Solo rammarico per le delusioni inferte.
La luce del giorno mi ferisce gli occhi, costringendomi a tenerli chiusi. Mi trascinano fuori, mi spingono, inciampo e vengo sorretto. C’e’ una folla intorno a me, volano grida e insulti.
A poco a poco, distinguo le forme, la moltitudine anonima accorsa per il grande spettacolo. La vista si fa nitida, guardo al di sopra delle teste, il Palazzo Ducale, la chiesa di San Marco, con la sua mole e il campanile che si innalza verso il cielo. Penso a quante volte ho percorso questa piazza da uomo libero e continuo a perdermi nei dettagli che mi circondano, per trattenerli nello sguardo.Non ascolto il magistrato che legge la sentenza. Ognuna di quelle accuse e’ falsa, eppure sancisce la giusta pena. Ho tramato contro Venezia, ho agito in accordo con i suoi nemici. Ho maneggiatoil denaro di Giuseppe Nasi.
Yussef, mi dispiace. Per noi e per la nostra isola. Non sapremo mai se da quell’inferno in terra sarebbe potuto sorgere un paradiso. E anche se ne dubito, e’ valsa la pena sperare e lottare con tutte le nostre forze. Se tu fossi qui, ora, te lo direi senza rimpianti. Addio fratello.
Mi legano i polsi dietro la schiena, con delicatezza, come temessero di farmi male, curiosa premura per un condannato. Il cappio viene sistemato con gesti rapidi ed esperti.
Il cuore accelera, il rumore del respiro copre gli altri. Ma a un tratto riconosco una figura di fronte a me, emerge da un ricordo antico. E’ mia madre. E’ giovane e bella. Allarga le braccia con un sorriso.
– Vieni, Manuel. Avanti, vieni da me.
Io sono piccolo, faccio i primi passi della mia vita per raggiungerla, perche’ si senta fiera di suo figlio, per ottenere il premio di quell’abbraccio caldo. All’improvviso mi accorgo che non ho piu’ paura, e’ facile, basta mettere un piedi davanti all’altro e posso coprire distanze impensabili. Persino librarmi in alto, sopra la folla, sulla piazza e le cupole di San Marco, vedere l’intera citta’ come in un grande affresco e volare ancora, piu’ veloce, sul mare. Per raggiungere un giardino lontano e riposare, infine, sotto l’ombra di un piccolo albero.