Da Cristina Brocheri riceviamo M. Da Costa, Tutto il blu del cielo.

Di questo libro Cristina ci scrive: “Il libro racconta di un ragazzo che scopre di dover morire per la diagnosi di Alzheimer precoce. Non vuole morire in ospedale, compianto da chi ama, quindi decide di partire per un viaggio senza ritorno …. ed inserisce un annuncio per cercare un compagno di viaggio. Risponderà all’appello una ragazza introversa.”


Émile scuote la testa, appoggiandosi allo schienale della sedia da ufficio. Non è più il momento di fare i sentimentali e di
rivangare il passato. Adesso deve concentrarsi sul viaggio. L’idea del viaggio gli è venuta quando gli hanno dato il responso. Si è
disperato per un paio d’ore, poi l’idea del viaggio si è fatta strada nella sua testa. Non ne ha parlato con nessuno. Sa che glielo
impedirebbero. I genitori e la sorella si sono affrettati a iscriverlo al gruppo di sperimentazione clinica. Nonostante il medico fosse stato molto chiaro: non si tratta di guarirlo o di curarlo, ma solo di saperne un po’ di più su questa malattia orfana. Nessun
vantaggio per lui. Passare gli ultimi anni di vita in una stanza d’ospedale a fare da cavia per degli studi medici. Eppure i genitori e la sorella hanno insistito. Émile sa perché. Non vogliono accettare la sua morte. Si aggrappano alla fievole speranza che la
sperimentazione e l’osservazione possano rallentare la malattia.
Rallentarla per cosa? Per allungargli la vita? Per allungare la demenza senile? Ormai è deciso: partirà. Definirà tutti i dettagli nel
segreto più totale, senza dire una parola, e partirà.”

Dalla presentazione dell’editore:

Cercasi compagno/a di viaggio per un’ultima avventura: sono le prime parole dell’annuncio che Émile pubblica online un giorno di fine giugno. Ha deciso di fare ciò che ancora non ha mai fatto, che ha sempre rimandato, perché nella vita va così. Partire per un viaggio on the road, setacciare paesaggi vicini eppure mai esplorati, affondare occhi e naso là dove non c’è altro che natura e silenzio, senza data di ritorno. Ha solo ventisei anni e una forma di Alzheimer precoce e inesorabile, per questo vuole vivere in completa libertà, lontano da chiunque lo conosca, fintanto che il suo corpo glielo concederà. Non si aspetta che qualcuno davvero risponda al suo appello, ma sbaglia. Qualche giorno dopo in una stazione di servizio, pronta a partire, protetta da un informe abito nero, con un cappello a tesa larga, sandali dorati ai piedi e zaino rosso in spalla, c’è Joanne. E così, su un piccolo camper, attraverso boschi profumati, torrentelli rumorosi, sentieri e stradine che si snodano tra le vette dei Pirenei e certi bellissimi borghi dell’Occitania, una giovane donna e un ragazzo s’incamminano. Parlano poco, forse cercano una dimensione diversa dove potersi incontrare, la parola giusta per bucare, senza fare troppo male, ognuno il dolore acuto dell’altro. Tutto il blu del cielo, esordio di Mélissa Da Costa diventato un bestseller da seicentomila copie, è una storia di rinascita che dalla sofferenza vede sbocciare, pura e irrefrenabile, una gioia di vivere nuova, la bellezza assoluta della scoperta dell’altro, la magia del sentirsi umani.

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