Tramite l’amica Lorenza Rappoldi la libreria Ultima Spiaggia di Camogli ci segnala che i tre libri maggiormente venduti durante l’estate sono stati:

1) California, di Francesco Costa, Mondadori (autore presente al Festival della Comunicazione);

2) La ballata del letto vuoto, di William Wall, Nutrimenti (ambientato a Camogli);

3) Niente di vero, di Veronica Raimo, Einaudi (consigliato da Alessia).

1) California, di Francesco Costa, Mondadori: Quando noi italiani pensiamo alla nazione che vorremmo diventare, cosa ci viene in mente? Probabilmente vorremmo avere un’economia in grande crescita e la piena occupazione: un paese in cui chiunque voglia lavorare possa farlo. Vorremmo avere le migliori università del pianeta e bellezze naturali adeguatamente valorizzate, prodotti culturali dall’influenza globale e la possibilità di definire «made in Italy» non solo un paio di scarpe ma anche un’app capace di costruire il futuro e un’idea che sappia cambiare il mondo. Vorremmo essere il posto ideale per chiunque voglia realizzare i propri sogni, per chiunque abbia un progetto e cerchi le condizioni ideali per trasformarlo in realtà, e magari anche avere una classe dirigente progressista, sensibile, accogliente. Insomma, vorremmo essere un po’ più come la California, che infatti da secoli è considerata la «fine del mondo»: un paradiso di tolleranza, prosperità e paesaggi spettacolari, la terra promessa, la più pura incarnazione del sogno americano. Eppure, in California qualcosa si è inceppato, tanto che da anni le persone che la lasciano sono più di quelle che vi arrivano, e dall’ultimo censimento la sua popolazione risulta per la prima volta diminuita. Niente di tutto questo dovrebbe accadere, in teoria. Salvo in caso di guerre e catastrofi naturali, nella nostra epoca i movimenti migratori seguono direzioni segnate dall’economia e dall’occupazione: le persone vanno via dai posti che offrono meno opportunità per raggiungere posti che ne offrono di più. Quella della California è una crisi unica al mondo, ma l’acuta analisi di Francesco Costa ci mostra che le sue ragioni non sono esclusivamente californiane: cominciamo a riscontrarle anche dalle nostre parti. Le città come unici possibili centri propulsivi della crescita economica. La qualità della vita distrutta dai prezzi delle case. Un radicalismo politico infantile. La divaricazione del mercato del lavoro fra chi possiede un’istruzione di alto livello e chi no. Le discriminazioni razziali. La catastrofe climatica. L’attivismo performativo. Le crescenti diseguaglianze fra generazioni. La crisi della California ci costringe a interrogarci sulla realtà che ci circonda e ci invita a stare attenti a ciò che desideriamo, perché potremmo ottenerlo.

2) La ballata del letto vuoto, di William Wall, Nutrimenti: Un giorno una donna bussa alla porta di Kate, in Irlanda, le dà un mazzo di chiavi e se ne va senza spiegazioni. Lei, professoressa universitaria ed esperta di Joyce, è rimasta vedova da poco e ha scoperto che il marito, operatore finanziario, l’ha lasciata in un mare di debiti in procinto di sommergerla. Non ha mai visto quelle chiavi prima e comincia a cercare tra le carte del defunto marito per trovare un indizio. Viene a sapere così che lui possedeva segretamente un appartamento a Camogli. Abbandona tutto (fuggendo dai debiti) e vola a Genova dove scopre che l’appartamento era un ‘nido d’amore’ in cui il marito e la sua amante si incontravano. Il posto è pieno di vestiti di lei. E dato che la compagnia aerea ha perso il suo bagaglio, Kate inizia a indossare gli abiti della donna, che le stanno a pennello. Presto fa amicizia con una formidabile signora anziana che vive all’ultimo piano della villa. Si chiama Anna Ferrara, la prende sotto la sua ala e inizia a insegnarle l’italiano. Giornalista e scrittrice, ex staffetta della resistenza, ed ex esponente di primo piano nei partiti della sinistra italiana, Anna permetterà a Kate di iniziare una nuova vita, fino al viaggio in Francia, drammatico e insieme esilarante, che faranno insieme e che si risolverà con un formidabile colpo di scena.

3) Niente di veri, di Veronica Raimo, Einaudi: Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era. Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dal-l’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante.