Grazie a Carlo Moreno che a gennaio ce l’ha fatta conoscere recensendo La Vergogna. Ecco qui la sua recensione.
Il romanzo si ambienta in un paese della Normandia, tra Rouen e Le Havre; era il 15 giugno 1952 quando il padre del personaggio principale tenta di commettere un uxoricidio. La figlia Annie, protagonista del romanzo autobiografico, assiste alla scena e ne rimane profondamente turbata o come scrive l’autrice ne “prende una Sciagura”, cioè rischia di perdere per sempre il senno e la serenità in seguito a uno spavento.
A quel tempo Annie aveva dodici anni, era cresciuta in un paesone della Francia settentrionale ed era stata allevata seguendo i principi dettati da una rigida educazione cattolica.
Al fine di capirne la Psicologia e gli eventi che ha descritto, la narratrice si prefigge di essere ”l’etnologa di se stessa”: analizza, infatti, i costumi, le credenze, le norme di “buona educazione”, le forme della vita sociale, politica, religiosa ed economica che hanno influenzato la sua vita da pre-adolescente.
Parafrasando il sacramento dell’Eucarestia scrive: “ Prendete e leggete, questo è il mio corpo e il mio sangue offerto in sacrificio per Voi”: tutto questo per far capire ai lettori il profondo senso di vergogna che questa ragazzina ha provato quando il padre ha tentato di uccidere la madre con una roncola al culmine di una violenta lite famigliare.
Questo evento segna un punto di rottura nelle certezze di questa bambina costituite dai precetti famigliari, dagli insegnamenti della scuola privata cattolica e dalla morale dominante in un piccolo paese di provincia sapientemente descritti in tutto il romanzo.
Dietro quella scrittura precisa, fatta di periodi brevi, taglienti ed incisivi si intravedono e quasi si materializzano tutte le sensazioni, i sentimenti, i dolori, le ansie e le paure che hanno influenzato quella bambina da cui germoglierà quella donna matura che fa la scrittrice.
Un romanzo potente, molto critico verso la mentalità bigotta e provinciale del primo dopoguerra in Francia non condannata apertamente, ma evidenziata dai tormenti e dalla crisi che hanno provocato in una adolescente, che crescendo ne prende coscienza, vedendo le sue certezze liquefarsi come neve al sole.
Questo il brano di Vergogna che abbiamo letto durante l’incontro per la premiazione della decima edizione:
Mia madre era di cattivo umore. Aveva cominciato a dare addosso a mio padre appena si era messa a tavola ed erano andati avanti a litigare per tutto il pranzo. Dopo aver sparecchiato e tolto le briciole dalla tovaglia cerata ha continuato a dargli contro affaccendandosi nella cucina minuscola – incastrata tra il bar, la drogheria e le scale che portavano al piano superiore -, com’era solita fare quand’era contrariata. Mio padre è rimasto seduto dov’era, senza replicare, con lo sguardo rivolto verso la finestra. Tutt’a un tratto ha iniziato a fremere convulso e a soffiare. Si è alzato e l’ho visto afferrare mia madre, trascinarla nel bar urlando con una voce roca, sconosciuta. Sono scappata di sopra e mi sono gettata sul letto, la faccia in un cuscino.
