Prosegue la collaborazione con la libreria La Zafra di Chiavari di Paolo Bonini che ogni mese ci fornisce la lista dei suoi libri più venduti. In giugno i dieci libri più venduti sono stati:
1) ORSINI, Ucraina. Critica della politica internazionale, PAPERFIRST
2) MIGLIARO, Briganti, papi e varia gente il passo del Bracco, DE FERRARI
3) TACITO, Germania – traduzione e cura di Sergio Audano, RUSCONI
4) RECALCATI, La legge della parola Radici bibliche della psicoanalisi, EINAUDI
5) SIMENON, Le sorelle Lacroix, ADELPHI
6) PERRONE, Un odore di toscano, HARPERCOLLINS
7) DE GIOVANNI, Un volo per Sara, RIZZOLI
8) GROSSMAN, Il bene sia con voi, ADELPHI
9) VIARENGO, Il processo Spiotta, INTERNOS
10) CASTELLO, Lacrime cancellate, ERGA
Qui sotto troverete le quarte di copertina dei vari libri (laddove sia stato possibile reperirle in rete).









ORSINI, Ucraina. Critica della politica internazionale, PAPERFIRST: Alessandro Orsini ha conquistato il centro del dibattito per le sue tesi dirompenti sulla guerra in Ucraina. Mai, nella storia dell’Italia repubblicana, un intellettuale era stato sottoposto a un attacco politico e mediatico così duro e prolungato. Questo volume risponde alle domande più importanti del momento. La prima parte ricostruisce le tappe cruciali dello scontro tra Nato e Russia dal 1999 a oggi. La seconda mette a nudo l’arretratezza culturale dell’Italia in materia di sicurezza internazionale e spiega la strategia americana del dissanguamento della Russia, introducendo il pensiero strategico di Mearsheimer. La terza rivela il progetto politico-culturale di Orsini e il modo in cui lo persegue attraverso i media per contribuire alla lotta contro la colonizzazione del mondo della vita da parte del sistema. La quarta analizza le strategie con cui i media dominanti distorcono l’informazione in favore delle politiche di guerra del blocco occidentale. Il libro si chiude con la spiegazione del metodo della sociologia comprendente Max Weber e presenta la relazione di Orsini sull’Ucraina, in Senato, del 4 dicembre 2018.
MIGLIARO, Briganti, papi e varia gente il passo del Bracco, DE FERRARI: Nel Levante Ligure e oltre, soprattutto negli anni del dopoguerra, chi non ha mai sentito parlare dei Briganti del Bracco? Hanno creato tanto scalpore da riempire le cronache dei giornali dell’epoca, a tal punto da diventare quasi leggenda. Ma quella leggenda, più che agli antichi protagonisti, appartiene oggi alla strada, ovvero al tortuoso tratto della grande Aurelia che attraversa il Passo del Bracco, e i piccoli borghi e le case isolate che si incontrano lungo il percorso.
TACITO, Germania – traduzione e cura di Sergio Audano, RUSCONI: Nella “Germania”, tra le poche opere etnografiche superstiti dell’antichità, composta probabilmente all’inizio del II sec. d.C., Tacito delinea a tutto tondo il ritratto degli antichi Germani: forti, coraggiosi, saldi moralmente, ma, nonostante questo, ancora barbari e lontani dalla civiltà romana. Questo scritto offre al suo autore anche l’opportunità per condannare la dilagante corruzione dei Romani e per far conoscere le istituzioni dei Germani che, a partire dal Medioevo, avranno un ruolo notevole nel quadro politico europeo. Il frequente confronto, più spesso lo scontro, tra mondo germanico e mondo latino nel corso dell’età moderna, a partire dalla riforma protestante fino al Novecento, farà della Germania uno dei testi classici più letti e discussi, anche se di frequente deformata da interpretazioni faziose, ideologiche e, come al tempo del nazismo, criminali.
RECALCATI, La legge della parola Radici bibliche della psicoanalisi, EINAUDI: La critica freudiana della religione come illusione sembra condannare il testo biblico senza alcuna possibilità di appello. La psicoanalisi è sin nelle sue fondamenta atea perché non crede all’esistenza di un «mondo dietro al mondo» se non come una favola che serve ad attutire il dolore dell’esistenza. La lettura delle Scritture che Massimo Recalcati propone in questo libro rivela invece l’esistenza inaudita di radici bibliche della psicoanalisi. Non è una tesi teologica o una dimostrazione filologica, ma un effetto del suo incontro singolare con il testo biblico. Non si tratta di psicanalizzare la Bibbia, ma di riconoscere in essa la presenza dei grandi temi che verranno ereditati dalla psicoanalisi, con particolare riferimento all’opera di Freud e di Lacan: il carattere originario dell’odio rispetto all’amore; la radice invidiosa del desiderio umano; il fallimento e la necessità della fratellanza; il rapporto dialettico tra Legge e desiderio; la funzione simbolica del Nome del padre; il lutto necessario della totalità; la centralità attribuita al resto salvifico che sottrae la vita alla morte e alla distruzione; la maledizione della ripetizione e la sua interruzione; la tentazione idolatrica come desiderio perverso dell’uomo di essere Dio; la critica al fanatismo ideologico del sacrificio; il taglio virtuoso della separazione; l’eccedenza della gioia erotica; la scissione della Legge di fronte al reale della sofferenza e al suo grido.
SIMENON, Le sorelle Lacroix, ADELPHI: «Ogni famiglia ha uno scheletro nell’armadio» scrive Simenon in epigrafe a questo romanzo. Nel caso della famiglia in questione lo scheletro è un segreto che lega da anni due sorelle. Un segreto che, rimosso e purulento, non può che trasudare odio. Tant’è: il collante che tiene uniti, nella solida dimora borghese di Bayeux, le figlie del notaio Lacroix, il marito di una di loro e i rispettivi figli è unicamente l’odio, un odio così spesso e pesante che sembra di poterlo toccare, un odio che si esprime attraverso sguardi, ammiccamenti, bisbigli – ed esplode non di rado in violente scenate. Ma l’odio suscita anche desideri di vendetta, e nella casa delle sorelle Lacroix ogni gesto ha il sapore della vendetta: un tentativo di avvelenamento non meno che un suicidio, perfino il lasciarsi morire di inedia di una giovane donna che a molti pare una specie di santa. Una volta penetrato in questa atmosfera intossicata da rancori e sospetti, il lettore vi rimarrà invischiato, e non potrà che andare avanti, tra fascinazione e orrore.
PERRONE, Un odore di toscano, HARPERCOLLINS: Attilio Toscano è grosso, fuma il sigaro, ama le battute, le moto, il buon cibo, il mare. E fa il poliziotto. Abita a Scilla, a 23 chilometri da Reggio Calabria. È capace di attirare due cose: i guai e le donne, non necessariamente in quest’ordine. Quando conosce Silvia Fantolin, la donna più bella che abbia mai incontrato, arrivano entrambi, insieme. Perché con lei comincia una relazione passionale. Prima di sapere che è sposata. Prima di sapere che suo marito è Antonio Andreasso, l’eroe per eccellenza, la star dell’antimafia. E prima di capire che ci sono dei sicari pronti a ucciderli entrambi, lui e Silvia, per colpire il marito, nel cuore e nella reputazione. E questo è solo l’inizio dei suoi problemi. E della sua storia. Roberto Perrone ritorna al romanzo e lo fa creando un nuovo indimenticabile personaggio, seducente, ribelle, ironico ed eroico malgrado lui stesso, e dando vita a molti altri coprotagonisti e comprimari meravigliosi. Con un ritmo narrativo travolgente, Perrone conferma il suo unico e inconfondibile talento, regalando al lettore un noir straordinario, che sa appassionare, divertire, spaventare, colpire dritto al cuore.
DE GIOVANNI, Un volo per Sara, RIZZOLI: Un piccolo aeroplano turistico diretto in Sardegna si schianta nel mar Tirreno con a bordo diverse persone. Tra loro, un noto imprenditore che ha rilasciato la sua ultima intervista poco prima del decollo, con il vociare degli altri passeggeri sullo sfondo, tutti tranquilli e sorridenti, ignari dell’imminente tragedia. Quando l’agente dei Servizi in pensione Andrea Catapano sente le voci delle vittime – lui che non vede ma sa ascoltare meglio di chiunque altro – un ricordo nitido riaffiora. Così decide di chiamare l’ex collega Teresa Pandolfi, ora a capo dell’Unità investigativa. Il disastro potrebbe celare un mistero che risale agli anni di Tangentopoli. E se la caduta del velivolo non fosse stata un incidente, ma il nesso tra una vicenda degli anni Novanta e il nostro presente? L’unica che può scoprire la verità è la donna invisibile, Sara Morozzi. Affiancata dall’ispettore Davide Pardo e da Viola, Mora si trova a investigare su personalità pubbliche intoccabili, scavando dentro gli ingranaggi del potere d’Italia a suo rischio e pericolo, senza paracadute.
GROSSMAN, Il bene sia con voi, ADELPHI: Nel 1960 Vasilij Grossman porta a compimento Vita e destino, subito confiscato dal kgb, e va incontro alla sorte del reietto. Alla stessa stagione e allo stesso universo di quel capolavoro, che descrive le manifestazioni del male e la sua sconfitta in nome della «bontà illogica» dei singoli, appartengono i racconti qui radunati. I ricordi e le testimonianze di prima mano del periodo bellico, che ruotano intorno al destino degli ebrei, ispirano le note drammatiche del Vecchio maestro e la dichiarazione di fede nella vita e nel «miracolo della libertà» che conclude La Madonna Sistina. Fosforo è una riflessione tristemente autobiografica sull’amicizia misconosciuta, mentre Riposo eterno, Mamma, L’inquilina, In periferia fotografano momenti diversi della lunga stagione sovietica, tra gli sconvolgimenti causati dal meccanismo delle repressioni staliniane e la corruzione morale che ne consegue, all’insegna dell’indifferenza e dell’egoismo. La strada, parabola sul modello tolstojano di Cholstomer, è il racconto delle disavventure di un mulo italiano sulle strade della Russia in guerra: la mostruosità di un mondo in cui Treblinka e il Gulag, nazismo e comunismo gareggiano in efferatezza colpisce in modo ancora più brutale se vista con gli occhi di un animale. E infine Il bene sia con voi!, dove le note di un viaggio in Armenia nell’autunno del 1961 si traducono in una sorta di luminoso poema. Al tramonto della vita, Grossman, già malato, disilluso, getta sul mondo e su se stesso uno sguardo insieme ironico e benevolo – e raccontando della gente semplice che incontra, del martirio armeno, scrivendo di fede, arte, poesia, ci consegna il testamento di una vita vissuta «secondo coscienza».
CASTELLO, Lacrime cancellate, ERGA: ’è un minimo comune denominatore nelle storie delle donne che hanno sofferto o soffrono di depressione perinatale ed è il fatto che non si riconoscono più. Non riconoscono più la loro esistenza di prima e non riconoscono quello che la società aveva promesso: la maternità avrebbe dovuto essere il periodo più felice e realizzato dell’esistenza. Quando scoprono che può anche non essere così, vanno in frantumi. Tutti la chiamano depressione postpartum ma in realtà si chiama depressione perinatale: è un disturbo dell’umore, si manifesta fra la gravidanza e il primo anno dopo la nascita, può generare sintomi piuttosto severi o pensieri intrusivi che minano le basi della relazione fra la mamma e il bambino; ha bisogno di essere diagnosticata precocemente; rischia di degenerare in patologie gravi o gravissime; può indurre a gesti estremi, e genera sofferenza in chi la prova e in chi sta attorno, inquinando progressivamente i rapporti. Ce ne parlano loro, le mamme che hanno sofferto di depressione dopo il parto o in gravidanza, che cercano la strada per iniziare a dare un nome a quello che vivono e che vogliono scoprire la forza e la bellezza che si nasconde fra le pieghe di quel dolore. “Lacrime cancellate” è un titolo che ripete il mantra “Non è colpa tua”: raccoglie le storie che si nascondono dietro alle statistiche e risponde alle loro domande: offre una mappa dei servizi e una speranza grazie alle analisi di psicologi e psichiatri; soprattutto impone uno sguardo di cura collettiva sulla salute mentale perinatale.