“Stesi la mano, e vi caddero sopra molti fiocchi, vivi per pochi secondi, a forma di stella, e chissà? Forse erano l’anima di nonno Giovanni, morto da ormai sette anni, e quella di Joe Hardt, il nostro terza base, ucciso in un incidente di motocicletta l’estate scorsa, e tutte quelle dei parenti di mio padre nelle lontane montagne dell’Abruzzo, prozie e zii che non avevo mai conosciuto, tutti scomparsi da questa terra. E quella degli altri, dei miliardi che hanno vissuto per un periodo e poi sono andati via, dei povero soldati uccici in battaglia, dei marinai persi in mare, della vittima della peste e dei terremoti, dei ricchi e dei poveri, di quelli morti all’inizio del tempo, nessuno era riuscito a scamparla tranne Gesù Cristo, l’unico nella storia dell’uomo che fosse mai tornato, nessun’altro, ma io ci credevo?”

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Dalla presentazione dell’editore:

“Lo stordimento, la freschezza, il dolore, la pietà, la forza, lo stupore, la follia, la comicità, l’incanto, l’esagerazione, la tristezza, il desiderio, la vergogna, la sfrontatezza, l’amore, la paura, l’ossessione e la devozione della sua scrittura: ormoni, una straordinaria carica ormonale. Ecco il segreto della sua eterna giovinezza di romanziere; della giovinezza Fante che è riuscito ad individuare il fungo magico, metabolizzandolo nella scrittura, ha saputo pilotare gli ormoni nelle parole. Ha disegnato un’America trasfigurata dalla causa della giovinezza, non dai suoi effetti: che cosa grandiosa”.
Dall’introduzione di Sandro Veronesi

«Drammatico e divertente, crudele e romantico».
Fernanda Pivano, «Corriere della Sera»

«Le avventure di Dominic hanno, grazie alla vena smargiassa e all’impudicizia di John Fante, dimensioni quasi mitiche […] come i personaggi dei cartoni animati, gli eroi di Fante posseggono l’elasticità e la possibilità di incassare all’infinito».
Masolino d’Amico, «Tuttolibri-La Stampa»

«Un braccio di ferro tra Verga e Fitzgerald: ma è John Fante a uscirne vincitore».
Tommaso Giartosio, «il manifesto»