Da Sandro Frera riceviamo P.Roth, L’animale morente.
Sandro ci scrive: “Ho amato molto Roth e Patrimonio, per esempio, per alcuni versi è superiore a questo, ma l’Animale morente ha un tale mix di sensualità, ironia e decadenza inarrivabile. E poi come resistere al fascino del Grande Nudo di Modigliani che opportunamente Einaudi ha scelto come copertina del libro in mancanza di una foto di Consuelo Castillo? “
“Consuelo telefonava e diceva: “posso venire per qualche ora?” e sapeva che io non avrei mai detto di no, sapeva che ogni volta, per arrivare a sentirmi dire: “guardati” come se fosse lei stessa un Picasso, non doveva fare altro che spogliarsi e stare lì. Io, il suo insegnante di Practical Criticism, lo studioso di estetica dei programmi della Pbs della domenica mattina, l’autorità in carica della televisione di New York su ciò che attualmente si deve vedere, ascoltare, leggere, io l’avevo proclamata una grande opera d’arte, con tutta la magica influenza delle grandi opere d’arte. Non l’artista, ma l’arte stessa.”

Dalla presentazione dell’editore:
Quando la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta ha bussato alla sua porta, David Kepesh l’ha accolta con entusiasmo, trasformandola nel momento di verità della propria vita. Da allora ha giurato a se stesso che non avrebbe mai più avuto una relazione stabile con una donna, e per trent’anni ha mantenuto fede al proposito, conducendo l’esistenza dell’«uomo emancipato». Ma un giorno, nell’aula del suo corso di critica letteraria all’università, entra Consuela Castillo, ventiquattrenne di una bellezza conturbante, che scatena il desiderio e la gelosia del maturo professore.
«Forse, ora che mi sto avvicinando alla morte, anch’io segretamente desidero non essere libero», pensa Kepesh, ma non immagina quale sarà lo svolgimento tormentato della sua relazione con Consuela, e soprattutto il suo epilogo tragico. E poiché non può fare a meno di interrogarsi sulla propria vita e sul mondo, e non può fare a meno di spiegare agli altri le proprie convinzioni («la didattica è il mio destino»), tanto più doloroso è dover ammettere di essere in preda a una forza nuova che lo sta trascinando verso l’abisso.
Dopo aver concluso con La macchia umana la trilogia sull’America del dopoguerra, Philip Roth conferma il suo momento di grazia con un romanzo di eccezionale intensità, dove i temi intrecciati dell’eros e della morte trovano un nuovo sviluppo tra i sogni della liberazione sessuale e l’immutata fragilità degli esseri umani.