Da Rosa Ghislandi riceviamo D. Di Pietrantonio, L’Arminuta, Einaudi.

Rosa ci scrive: “La protagonista una tredicenne che senza spiegazioni viene portata dalla sua vera famiglia; scopre che i suoi affettuosissimi genitori non sono i suoi genitori. La necessità di scoprire la verità e ragione di tutto quello che le è successo spingerà l’arminuta a continuare nella sua ricerca,
fino a quando i fatti di presenteranno a lei dolorosi ed evidenti. Un libro che va assolutamente letto.”


“Ero l’arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. Da quando sono stata restituita, la parola mamma si è annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia mia madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza.”

Dalla presentazione dell’editore:

Ci sono romanzi che toccano corde cosí profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con L’Arminuta fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell’altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia cosí questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all’altro perde tutto – una casa confortevole, le amiche piú care, l’affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l’Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c’è Adriana, che condivide il letto con lei. E c’è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L’accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell’Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.