Da Fernanda Sacchieri riceviamo:
Gentile Sandro Frera, ti inoltro un altro testo di Saul Bellow – Il dicembre del professor Corde – Romanzo Rizzoli – 1982 Traduzione di Pier Francesco Paolini
Introduzione
Il dicembre del professor Corde ha per luoghi una metropoli americana, Chicago, e una capitale dell’Est europeo, Bucarest. E’ il romanzo di due città, e insieme la storia di un uomo – Albert Corde – la cui ostinata fede in alcuni valori umani e intellettuali deve misurarsi con l’irrazionalità e la violenza del reale.
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Gli studenti universitari avevano, prevedibilmente, trovato da ridire su molte delle cose che Corde aveva scritto. Corde parlava, nel suo reportage, di stupri avvenuti in pieno giorno e di rapine, di atti osceni in luoghi pubblici, a bordo di autobus, in sale d’aspetto, di uomini che, in Sheridan Road, urinavano contro le automobili in sosta. Quindi, gli studenti indissero una riunione per denunciare il decano per aver egli scritto quelle cose. Miss Porson vi si era recata ed aveva preso appunti. Era eccitatissima, spaventata (avrebbero potuto identificarla come spia) e piena di indignazione.. Ma gli studenti militanti non importavano poi tanto, a Corde. Egli disse a Miss Porson: “La solita cosa, sono alla ricerca di un casus bellis e io gli torno utile. Del resto, me lo sono voluto, quando ho deciso di affrontare il pubblico. Fra una settimana sarà tutto scordato”. Miss Porson ci restò ferita, (profondamrnte ferita, disse lei) per lui.. Avevano frainteso non si erano resi conto che Mister Corde era un brav’uomo. A darle retta, il decano era un angelo. Ma potevi darle retta fino a un certo punto. Fino a un certo punto ci si poteva fidare del suo buon cuore. Spiacente, ma lei lo lusingava con quelle vampate di generosa passione, lusingava anche sé stessa, con le sue drammatiche dichiarazioni. Il decano aveva la sua vanità.Lo ammetteva senz’altro. Ma non era estremamente vanitoso (se le sue osservazioni erano esatte). Inoltre, si piccava di essere obiettivo. Forse era più esatto dire: imparziale. Mentre l’età, l’esperienza e il logorio riducevano le sue capacità fisiche, gli rivelavano altresì una forte preferenza per i giudizi disinteressati. Non era distacco, né obiettività negativa. Egli era intossicato dall’obiettività (anzi, dall’imparzialità). Gli studenti militanti, esiguo gruppo ormai, i marxisti rivoluzionari (come quelli di recente assassinati a Greensboro dal Klan e dai neonazisti) approvarono una mozione in cui si affermava che il decano era razzista e che doveva chiedere pubblicamente scusa ” ai lavoratori negri, portoricani e messicani” per averli descritti “come degli animali e dei selvaggi”.
fernanda sacchieri
Mi attribuite l’invio di un testo del libro di E.J.Hobsbawm che io non ho inviato. Vi prego di rettificare. Inoltre, vi chiedo cortesemente di non pubblicare l’emai che invio a Sandro Frera e che accompagna il testo. Grazie.
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non mi sembra che le venga attribuito il testo di Hobsbawm, peraltro postato molto tempo fa. si dice che l’ha mandato Marco Cortini. grazie
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