Da Marco Cortini riceviamo F. Rampini, America.
“Quando ebbe inizio la mia vita americana, al passaggio del millennio, si stava consolidando un «ordine mondiale» noto come globalizzazione, e che era stato concepito soprattutto dalla classe dirigente americana. All’epoca io abitavo in uno dei laboratori di quell’esperimento: a San Francisco, nella tecnopoli che è la capitale della Silicon Valley. Attratti dalla prima rivoluzione digitale, passavano di là degli italiani che dopo un breve soggiorno erano convinti di avere capito tutto, e al loro ritorno in patria spiegavano perché internet avrebbe reso il mondo migliore. Gli stessi ingenui ammiratori dell’universo digitale made in Usa, vent’anni dopo, si sono convertiti a visioni apocalittiche e distopiche. L’ordine mondiale americanocentrico è entrato in una crisi profonda, ma quelli che vogliono abbatterlo non hanno le idee chiare su ciò che dovrebbe sostituirlo.”

Dalla presentazione dell’editore:
Viaggio alla riscoperta di un Paese.
America «impero del male» o «patria delle libertà»?
Una nazione creatrice di miti e valori o un Paese in declino e diviso al suo interno? Come si misura la «vera distanza» tra San Francisco e Miami?
Perché è impossibile avere una conversazione in inglese con un tassista di New York? Come si spiegano la tragica sequenza delle sparatorie e nel contempo il record delle start-up, la scarsa disoccupazione giovanile e la migrazione interna dalla California verso la Florida?
Capire l’America è una sfida, oggi più che mai: ci fa velo un secolo di stereotipi costruiti da cinema e letteratura, moda e arte, musica e serie televisive. Si aggiunge la rinascita di un antiamericanismo antico e viscerale, che condiziona molti italiani.
Bisogna avere radici profonde in questa nazione – pagarci le tasse, averci mandato i figli a scuola, usarne la sanità, aver fatto il giurato in un processo, averci comprato casa e creato una società – per superare la barriera dei luoghi comuni.
Le sorprese sono tante quante le Americhe, al plurale, e tutte le loro comunità etniche.
Federico Rampini, che in America ha vissuto per quasi un quarto di secolo, firma un ritratto illuminante degli Stati Uniti che enuclea i grandi e i piccoli problemi del Paese.
Di ogni differenza abissale con l’Europa indica origini e ragioni, dalla politica all’economia, dalla cultura alla società, dalla quotidianità alla genesi del Dna nazionale.
L’autore compie uno slalom fra le contraddizioni, un’operazione di pulizia dai preconcetti, e ci regala una guida di viaggio in senso letterale: perché si può comprendere l’America solo vivendola e guardando dietro le apparenze. Per intuire magari dove andrà a finire.
Sembra interessante, anche se Rampini, da 10 anni, ripete in giro sempre la solita storiella.
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sì, Rampini da un po’ fa un po’ troppo il Rampini. Recita la parte del grande inviato. Però ciò non toglie che spesso ha uno sguardo, come dire, consapevole e irriverente
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