Da Gabriella Ventura riceviamo F. Mauriac, Groviglio di vipere.

Gabriella ci scrive: “Ed eccomi qui di nuovo, con altro testo freschissimo ( scritto nel 1932…): Groviglio di vipere di François Mauriac, premio Nobel 1952 per la letteratura. Letto nell’edizione italiana Oscar Mondadori 1972 con la traduzione di Mara Dussia ( non so se ne esistano di più recenti, la traduzione è del 1952). Mi rendo conto ora che la storia rievoca il successivo “Il capofamiglia” di Ivy Compton Burnett, letto lo scorso anno grazie ad una segnalazione di Primailettori di “Servo e serva” della medesima autrice, pubblicato solo 3 anni dopo, ambientato questo in Inghilterra, l’altro in Francia. Entrambi hanno come protagonista un capofamiglia umorale, ruvido, dispotico, temuto che in “Groviglio di vipere” si narra spiegando le ragioni e l’origine del suo carattere e dei suoi comportamenti che col trascorrere degli anni tendono a stemperarsi. Molto marcata nella narrazione è anche la componente religiosa, vissuta in modo completamente difforme dal protagonista e dal resto della famiglia.


Dio ha bisogno degli uomini, ma gli uomini- anche i più distanti dalla fede – finiscono. prima o dopo, per aver bisogno di Lui.

Dalla presentazione dell’editore:

Pubblicità