Da Rosa Ghislandi riceviamo la recensione del libro di S. Auci, L’inverno dei Leoni.


Stefania Auci si presenta al pubblico dei lettori con il suo secondo ed ultimo romanzo dedicato alla famiglia Florio.

Dopo l’indiscusso successo de “I leoni di Sicilia”, con “L’inverno dei leoni” si conclude la narrazione romanzata di quella che è stata indubbiamente una delle più ricche ed influenti famiglie italiane dagli inizi dell’ottocento fino alla prima metà del novecento del secolo scorso.

La narrazione si snoda seguendo quattro filoni dominanti: la famiglia – i Florio – la loro città – Palermo – le donne di casa Florio – Giovanna prima e Franca dopo – e il periodo storico – l’ottocento, la Belle Epoque e oltre.

Sarà proprio la Belle Epoque, con la sua mondanità e spensieratezza, a far raggiungere il massimo splendore alla famiglia, alle sue donne e alla città.

E sarà Franca Florio – all’anagrafe Francesca Paola Jacona baronessa di San Giuliano – moglie di Ignazio, il terzo Florio a portare questo pesante nome di tradizione, a rappresentare al meglio quello che sono stati i Florio per Palermo, per la Sicilia e per l’Italia tutta.

Con semplicità narrativa, ma con una grande attenzione verso la descrizione dei personaggi, dei loro tratti fisici e caratteriali, dei loro stati d’animo segnati fortemente dagli eventi dell’epoca, la Auci accompagna i lettori, con estrema delicatezza, verso la scoperta di una delle più belle ed interessanti storie italiane.

Una storia familiare che può essere rappresentata graficamente come una parabola che prima sale rapidamente – verso il successo, la notorietà e la ricchezza – che raggiunge i suoi massimi – il potere e lo splendore – e poi, con estrema rapidità, discende verso il fallimento, senza mai trovare la forza per riprendersi e risalire.

Ma a prescindere dalle vicende economiche, la dignità della famiglia non viene mai scalfita: anche se nella povertà i Florio restano i Florio.

Dalla presentazione dell’editore:

Hanno vinto, i Florio, i Leoni di Sicilia. Lontani sono i tempi della misera putìa al centro di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme.
E il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’intero arcipelago delle Egadi. È un impero sfolgorante, quello di Ignazio, che però ha un cuore di ghiaccio. Perché per la gloria di Casa Florio lui ha dovuto rinunciare all’amore che avrebbe rovesciato il suo destino. E l’ombra di quell’amore non lo lascia mai, fino all’ultimo…
Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre ha costruito. Ha paura perché lui non vuole essere schiavo di un nome, sacrificare se stesso sull’altare della famiglia. Eppure ci prova, affrontando un mondo che cambia troppo rapidamente, agitato da forze nuove, violente e incontrollabili. Ci prova, ma capisce che non basta avere il sangue dei Florio per imporsi. Ci vuole qualcos’altro, qualcosa che avevano suo nonno e suo padre e che a lui manca. Ma dove, cosa, ha sbagliato?
Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. Eppure questa non è che una parte della loro incredibile storia. Perché questo padre e questo figlio, così diversi, così lontani, hanno accanto due donne anche loro molto diverse, eppure entrambe straordinarie: Giovanna, la moglie di Ignazio, dura e fragile come cristallo, piena di passione ma affamata d’amore, e Franca, la moglie di Ignazziddu, la donna più bella d’Europa, la cui esistenza dorata va in frantumi sotto i colpi di un destino crudele.
Sono loro, sono queste due donne, a compiere la vera parabola – esaltante e terribile, gloriosa e tragica – di una famiglia che, per un lungo istante, ha illuminato il mondo. E a farci capire perché, dopo tanti anni, i Florio continuano a vivere, a far battere il cuore di un’isola e di una città. Unici e indimenticabili.