Da Virginia Spinelli riceviamo la recensione di T. Ciabatti, Sembrava bellezza.
“Sembrava bellezza”, di Teresa Ciabatti, è un romanzo autobiografico. L’autrice, nata in Toscana, da sempre ha la passione per la scrittura, unico modo per evadere da quella realtà che non le è mai piaciuta.
Il libro narra la vicenda di un’adolescente emarginata che ha trovato il suo riscatto nella scrittura, da adulta.
Ma era felice? Si sentiva abbastanza?
Teresa, nonostante il successo raggiunto in età adulta, si sentiva ancora la ragazza bullizzata per il suo corpo. Troppo grassa, troppo in tutto.
Teresa, ora affermata scrittrice, si cura molto per mantenere un aspetto presentabile agli occhi dei suoi lettori e per stare sotto ai riflettori. Si chiede spesso: ma se mi presentassi in pigiama, mi amerebbero comunque?
Teresa ha una figlia e un ex marito lontano.
La fama, i fantasmi del passato e i ritorni.
L’amica del passato e sua sorella, un’eterna adolescente per colpa di un incidente.
Teresa vive di ricordi, come non le bastasse il successo. Come se non trovasse mai la sua felicità.
Il libro è scorrevole, leggero, ma tocca interessanti argomenti attuali.
L’autrice è in continua lotta con il suo corpo e la realtà, come tutti noi del resto.
Viviamo in un’epoca dove se non rappresenti uno standard di bellezza allora non vai bene. O sei magra o non sei niente. La mia anima non conta? Il fatto che io sia una brava persona non conta?
Perché ormai si ferma tutto sull’apparenza. Il metro di giudizio sono i social.
Quante persone si ammalano per essere belli? Se ne parla poco, sempre troppo poco.
I disturbi alimentari si insediano nella pelle, nella testa. Ti consumano piano piano, ma in pochi ne parlano.
Non siamo fissati con la bellezza, siamo semplicemente stanchi di essere giudicati per quello che siamo, per quello che non abbiamo.
Magari non sarò una taglia 42, non avrò la pancia piatta e non ho l’ultimo modello di scarpe costoso ma io finalmente mi voglio bene e non vivo per gli altri.
Dalla presentazione dell’editore:
Ad accoglierci tra le pagine di questo romanzo è una donna, una scrittrice, che dopo essersi sentita ai margini per molti anni ha finalmente conosciuto il successo. Vive un tempo ruggente di riscatto, che cerca di tenersi stretto ma ogni giorno le sfugge un po’ di più. Proprio come la figlia, che rifiuta di parlarle e si è trasferita lontano.
Combattuta tra risentimento e sgomento per il tempo che si consuma la coglie Federica, la più cara amica del liceo, quando dopo trent’anni torna a cercarla. E riporta nel suo presente anche la sorella maggiore Livia – dea di bellezza sovrannaturale, modello irraggiungibile ai loro occhi di sedicenni sgraziate -, che in seguito a un incidente è rimasta prigioniera nella mente di un’eterna ragazza.
Come accadeva da adolescenti, i pensieri tornano a specchiarsi, a respingersi e mescolarsi. La protagonista perlustra il passato alla ricerca di una verità, su se stessa e su Livia, e intanto cerca di riafferrare il bandolo della propria esistenza ammaccata: il lavoro, gli amori.
Livia era e resta un mistero insondabile: miracolo di bellezza preservata nell’inconsapevolezza? O fenomeno da baraccone? Avvolti nelle spire di un’affabulazione ammaliante, seguiamo la protagonista in un viaggio che è insieme privato e generazionale, interiore e concreto. E mentre lei aspira a fermare l’attimo per non perdere la gloria, la sorte di Livia è lì a ricordare cosa può succedere se la giovinezza si cristallizza in un presente immobile: una diciottenne nel corpo di una cinquantenne, una farfalla incastrata nell’ambra.
Sembrava bellezza è un romanzo sull’impietoso trascorrere del tempo, e su come nel ripercorrerlo si possano incontrare il perdono e la tenerezza, prima di tutto verso se stessi. Un romanzo di madri e di figlie, di amiche, in cui l’autrice, con una scrittura che si è fatta più calda e accogliente, senza perdere nulla della sua affilata potenza, mette in scena con acume prodigioso le relazioni, tra donne e non solo. Un romanzo animato da uno sguardo che innesca la miccia del reale e, senza risparmiare nessun veleno, comprende ogni umana debolezza.