Da Rosa Ghislandi riceviamo la recensione del libro I. Tuti, Fiore di roccia, Longanesi:
Con “Fiore di roccia” Ilaria Tuti si è spesa magistralmente a ricordare le figure di donne realmente esistite a celebrare il coraggio e la resilienza delle donne e quali donne! Le “portatrici” pronte a sacrificarsi per curare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. Donne meritevoli di ogni elogio, ogni onore, rievocate con precisione e rigore storico, con struggente intensità dalla Tuti. Non donne di straordinarie virtù, ma donne eccezionali pratiche e sentimentali, donne di braccia e di spirito forte. “Dio, se davvero esiste, deve essere donna “ che scelsero di essere libere in tempi poco permissivi, mentre gli uomini temprati dalla guerra imparano ad ammirare questi fiori tra quelle rocce intrise dal sangue dei caduti. Le portatrici sono quei fiori, gentili gli unici che posso crescere in quei luoghi: le stelle alpine. Tutto è permeato da una sola parola che chiude anche il romanzo: umanità
Dalla presentazione dell’editore:
UNA VICENDA EPICA E INTENSA CHE LA STORIA AVEVA DIMENTICATO
IL NUOVO GRANDE ROMANZO DI UN’AUTRICE SEMPRE PIÙ APPREZZATA ANCHE ALL’ESTERO
Dalla voce potente della creatrice di Teresa Battaglia, un’indimenticabile storia di coraggio, generosità e resilienza femminile.
«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche i villaggi, mille metri più giù. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle.
Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame.
Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore.
Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione.
Risaliamo per ore, nella neve fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. I cecchini nemici – diavoli bianchi, li chiamano – ci tengono sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre saliamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i ’fiori di roccia’.
Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire.
Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»
Con Fiore di roccia Ilaria Tuti celebra il coraggio e la resilienza delle donne, la capacità di abnegazione di contadine umili ma forti nel desiderio di pace e pronte a sacrificarsi per aiutare i militari al fronte durante la Prima guerra mondiale. La Storia si è dimenticata delle Portatrici per molto tempo. Questo romanzo le restituisce per ciò che erano e sono: indimenticabili.