Da Lorenza Rappoldi riceviamo L. May Alcott, Piccole donne.
Un libro, dice Lorenza, ed io concordo con lei, adatto al momento (perché leggero e frizzante).
“Senza regali di Natale non sarà un vero Natale”, brontolò Jo, sdraiata sul tappeto.
“Che cosa orribile essere poveri!” sospirò Meg, guardandosi il vestito ormai vecchio.
“Però non mi pare giusto che ci sono ragazze che hanno un sacco di cose carine, e altre che invece non si beccano un bel niente”, aggiunse la piccola Amy tirando su col naso, offesa.
“Ma noi almeno abbiamo un padre e una madre, e noi sorelle”, disse Beth dal suo angolino, in tono soddisfatto.
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Ecco, già dall’inizio del libro, delineate le differenti personalità delle quattro sorelle March.

Dalla presentazione dell’editore:
Sullo sfondo dell’America lacerata dalla Guerra di secessione si snodano le storie e le vite delle protagoniste, tutte femminili, di questo romanzo pubblicato per la prima volta nel 1868 e divenuto da subito un classico amatissimo dal pubblico dei giovani lettori (e non solo). Le “piccole donne” del titolo sono le sorelle March. Quattro ragazze con caratteri molto diversi tra loro: Margaret, sedici anni, ha una passione per l’eleganza del bel mondo; Josephine, la scarmigliata, ribelle e anticonformista Jo, quindici anni, adora scrivere racconti e divorare libri, si mantiene facendo la dama di compagnia presso una vecchia e bisbetica zia; Elizabeth, detta Beth, tredici anni, timida al punto da non riuscire ad andare a scuola, molto dolce e con uno spiccato talento per la musica; Amy, la piccola di casa, dodici anni, capricciosa e vanesia, adora dipingere e disegnare ed è l’artista del gruppo. La bellezza di Piccole donne è tutta nel divampante incendio di un mondo che fu, il mondo delle illusioni fanciullesche, un mondo in cui la vita è ancora potenza, scrigno di ogni possibilità.