Da Massimo Sisto riceviamo D. Scalese, Le streghe.

<<Jr, volevo dirti delle cose.>> Il gattaccio sbuffò, aveva fretta.
<<Mi dispiace per le cose che hai visto questi anni. Mi dispiace se la mamma è la mamma, se io sono questo. Mi dispiace se tutto quello che hai voluto non ha voluto te…I grandi fanno delle cose. Perché devono scegliere il meglio per la loro famiglia. Ma io non sono bravo a scegliere per voi. Ti prego, perdonami se scelgo il meglio per me…>>

Muovi il culo, cazzo: miaw! Fissò Smeraldo. Poi suo figlio. Stava per fare quella cosa là.

<<Ti volevo dire una cosa. Sono orgoglioso di te.>> <<DAVVERO?!>> <<Che hai detto?!>> <<DAVVERO.>> <<Sì, Jr, sono orgoglioso…>> <<DAVVERO, PAPA’?>>

Gli sorrise.

<<Jr, devo fare una cosa.>> <<COSA, PAPA’?>> <<A te importa che tuo padre sia in sovrappeso? A me non più. Anche dimagrendo, il culo non va via. Non credere a quelli che parlano di dieta localizzata! Sono cazzate! Ti va se andiamo ad ingozzarci di pizza-pazza del Penny?>>

Miaw miaw miaw! Afferrò Smeraldo e lo scaraventò dal finestrino, poi accelerò di corsa, più veloce che poteva, disperatamente vivo, mentre il figlio confessava che la pizza-pazza del Penny, digeribile quanto un cetaceo gravido, era la sua preferita, e il cielo s’era schiarito, il cuore come a quel cielo, come Via Padova, era una specie di felicità. Una specie, sì, perché forse la felicità non esiste, sta lì però, si sposta senza far troppo rumore, vedere ma non toccare, solo sfiorare baby, perché se la raccogliessimo di che parleremmo, di che ameremmo, di che vivremmo? Era una specie di felicità, e stava vivendo lì, proiettata in quella focacciona cicciona, la mozzarella della peggior marca, la data di scadenza sul retro come specchietto per le allodole, tuo figlio. Nonostante tutto, tuo figlio. La tua famiglia, la tua esistenza. Che seppur mortificante, è tua. E nemmeno una cazzo di strega te la può portare via.”

Dalla presentazione dell’editore:

Marcello guida un improbabile corso di stregoneria, ha velleità da scrittore e un didietro decisamente sproporzionato. Il professore ha 43 anni e vive in affitto nel degrado di Via Padova, Milano, insieme a una moglie pedante – Irma-, un primogenito che non parla più, una figlia che lo fa anche troppo e un cane malandato. La sua vita si trascina tra lezioni svogliate, infatuazioni non ricambiate, cene insopportabili con l’unico amico di famiglia e tanti, tantissimi rimpianti. Unico svago, un saggetto a cui sta lavorando per l’università: Le streghe. Finché la sola, ambitissima villa di Via Padova accoglie un nuovo inquilino: si chiama Guido Ricciardi, fa lo scrittore, è brillante, divertente e sembra piacere proprio a tutti, Irma compresa. Marcello, dopo una iniziale diffidenza, si lascerà catturare dal magnetismo di quell’uomo e, guidato da un bizzarro formulario di riti magici ritrovato nel parco Trotter, vorrà diventare come lui. Aiutato da trans con spiccate doti manageriali, una arzilla commessa del Carrefour sotto casa e un misterioso gattone in sovrappeso e tra innamoramenti penalmente perseguibili, scivoloni famigliari e inaspettati aiuti televisivi, Marcello scoprirà il patto che lega il vicino e le streghe del Trotter, a cui l’uomo deve il suo successo. Pur di diventare come Guido Ricciardi, il professore sarà pronto a tutto. Anche a sacrificare la sua famiglia…