Da Gabriella Ventura, per il concorso “La città del cuore”, riceviamo A. Nove, Milano non è Milano, Laterza.

Gabriella ci scrive: “Ritrovato oggi curiosando nella mia libreria sezione “Milano e Lombardi. Non è un romanzo, ma narra luoghi e sensazioni di Milano ( 13 anni fa!). Allora il Duomo era impacchettato.
Ero in dubbio su quali brani segnalare, quello sulla Stazione Centrale mi pare significativo, alla luce anche delle cose che stanno accadendo ora, quello breve perché da un immagine che trovo sempre attuale di Milano, la signorina della luce, invece perché è un ricordo di infanzia.

“La stazione Centrale è un altro mondo dentro la metropoli. La stazione Centrale è il motivo per cui piazza Duca D’Aosta è importante. La maggior parte delle persone ci transita. Sono circa 320.000 al giorno, per un totale di 100 milioni all’anno. Altre persone ci restano. quelli che ci restano sono l’altro mondo dentro alla metropoli. I poveri. I pazzi. Le loro storie.

Quello che è rimasto vedovo e se ne è andato di casa ed è rimasto per sempre in stazione Centrale. Che doveva partire e non è partito mai. …”

Dalla presentazione dell’editore:

Milano è come la punta di un iceberg. Sotto, immensa, c’è la sua storia. Ogni tanto un’onda ne scopre un frammento, prima che le acque, nell’opera di corrosione inarrestabile che questa città si è proposta per esistere sempre presente a se stessa, nel presente, lo riportino sotto. Millenni underground. Per conoscerla, bisogna avere la pazienza di ascoltarla. Con lo stetoscopio. Come pulsa dentro. Bisogna saperla sentire. Suo malgrado. Dove rivela la sua memoria. Diceva Nietzsche che la vitalità non trae giovamento dalla storia. Chi vive, se vuole andare avanti, deve dimenticare. Il suo passato. E Milano si dimentica, si trasforma. Per sopravvivere a se stessa.