Da Laura Frera riceviamo, come omaggio ad Helsinki, “cittá non proprio del cuore ma sicuramente legata a memorabili momenti”, A. Paasilinna, Il dio del tuono, Iperborea.
“Il cielo dei Finnici è un immenso coperchio trapunto di stelle, posato sul perno del mondo, con la stella polare allo zenit. Là regnano i loro dèi e gli spiriti, là abitano i Finnici buoni morti da tempo. Il potere supremo è esercitato da Ukko Ylijumala, detto dio del Tuono. ….Un tempo, quando il mondo era abitato soltanto dai Finnici e non esistevano altri popoli, il dio del Tuono regnava su tutti gli esseri viventi della terra e del cielo. Era il re del Firmamento, signore delle acque e della terra. Ed era cosa buona. Ma i tempi cambiano sia nel cielo che sulla terra. Oggi ci sono nel mondo migliaia di popoli e di razze, di nuove religioni e milioni di dèi. I Finnici, il loro cielo e i loro dèi non sono che un’infima parte di questo gigantesco cosmo. ….. Ma Ukko Ylijumala non regna da solo nel cielo dei Finnici, accanto a lui regna la moglie Rauni, chiamata anche Madre della Terra. E’ stata lei a dare agli antichi Finnici la forza di lottare contro gli gnomi delle montagne, orribili folletti dalla coda lunga che non si lavano mai i denti e hanno anche tante altre brutte abitudini. Se non ci fosse lei, questi folletti invaderebbero il cielo e la terra. I rapporti tra Ukko e la moglie sono a volte piuttosto tesi. Rauni ha allora la pessima abitudine di “sbuffare” e “sbruffare”. In quei momenti, l’atmosfera si fa pesante perfino sulla terra e la gente dice che c’è aria di temporale.”

Dalla presentazione dell’editore:
Un tempo, quando il mondo era abitato solo dai Finnici, il dio del Tuono regnava su tutti gli esseri viventi. Ed era cosa buona. Ma poi i Finnici abbandonano la fede ancestrale, lasciandosi fuorviare da religioni straniere e falsi idoli. Costernati dalla scoperta che alle soglie del Duemila non hanno che pochi seguaci, gli dèi dell’Olimpo decidono di giocare un’ultima carta: inviare sulla terra Rutja, figlio del dio del Tuono, sotto le sembianze di un mortale adulto. Per i lettori di Paasilinna basta un simile inizio per immaginare quali strampalate e folli avventure seguiranno e quale subbuglio susciterà a Helsinki l’arrivo di un dio a cavallo di un fulmine. Accanto alla consueta vis comica e a personaggi indimenticabili, primo fra tutti Sampsa, l’agricoltore-antiquario nelle cui vesti Rutja compie il suo apprendistato, la sua ciabattante sorella Anelma o la conturbante Helinä, esattrice del fisco convertita a fervente discepola, Paasilinna rivela una stupefacente capacità di districarsi sia nel mondo della mitologia che in quello dei media, tra le pagine del Kalevala come tra quelle del Vangelo, per scagliare le frecce del suo ironico sorriso contro una società troppo ricca per accontentarsi di moltiplicazioni di pani e pesci, troppo cinica e soddisfatta per qualsiasi religione, con l’unica eccezione dei suoi isterici e dei suoi pazzi. Ma di quelli, per fortuna di Rutja, la Finlandia abbonda.