Da Fernanda Sacchieri riceviamo:
Jeremy Rifkin – IL SOGNO EUROPEO
Come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che sta lentamente eclissando Il sogno americano
Mondadori Editore – 2004
Traduzione di Paolo Canton
Rifkin indaga nella storia culturale, scientifica e artistica del Vecchio continente per scoprire le radici di questo Sogno europeo, e le rintraccia nel lungo processo di riflessione critica su alcuni concetti costitutivi dell’era moderna (individualismo, libero mercato, Stato-nazione, sfruttamento scientifico della natura) che in America sono stati invece ereditati ed eletti a valori assoluti.
Pagg. 5 e 6
“ Si potrebbero dare diverse spiegazioni del fatto che, a quanto pare, sono gli europei a indicare la strada verso la nuova era, ma ce n’è una che si impone su tutte: è stato il caro Sogno americano, un tempo idealizzato e invidiato dal mondo intero, a portare l’America all’attuale situazione di impasse, quel sogno che pone l’accento sull’illimitata opportunità concessa a ogni individuo di cercare il successo, che nell’interpretazione corrente significa soprattutto, se non esclusivamente, successo economico. Il Sogno americano è troppo centrato sul progresso materiale personale e troppo poco preoccupato del benessere generale dell’umanità per continuare ad avere fascino e importanza in un mondo caratterizzato dal rischio, dalla diversità e dall’interdipendenza: è diventato un sogno vecchio, intriso di una mentalità legata a una frontiera che è stata chiusa tanto tempo fa. E mentre lo spirito americano guarda stancamente al passato, nasce un Sogno europeo, più adatto ad accompagnare l’umanità nella prossima tappa del suo percorso: un sogno che promette di portare l’uomo verso una consapevolezza globale, all’altezza di una società sempre più interconnessa e globalizzata.
Il Sogno europeo pone l’accento sulle relazioni comunitarie più che sull’autonomia individuale, sulla diversità culturale più che sull’assimilazione, sulla qualità della vita più che sull’accumulazione di ricchezza, sullo sviluppo sostenibile più che sull’incessante fatica, sui diritti umani universali e su quelli della natura più che sui diritti di proprietà, sulla cooperazione globale più che sull’esercizio unilaterale del potere.
Il Sogno europeo è germogliato al crocevia fra la postmodernità e l’emergente era globale, e rappresenta il ponte che può colmare la distanza fra due epoche. La postmodernità non è mai stata intesa come un’era a sé stante, quanto piuttosto come una fase crepuscolare della modernità: un tempo per formulare un giudizio sui molti peccati dell’era moderna. Le proteste e gli esperimenti della generazione degli anni Sessanta miravano ad abbattere i vecchi confini che vincolavano lo spirito umano e a sondare nuove realtà, e sono nati insieme al loro compagno intellettuale: il pensiero postmoderno.”
Fernanda Sacchieri
Ferdy41@yahoo.it
Dalla presentazione dell’editore:
Il Sogno americano è in netto declino. Prometteva il benessere materiale in cambio del sacrificio, del duro lavoro e della disponibilità a rischiare, mentre oggi negli Stati Uniti si lavora sempre di più ma si è pagati sempre di meno, il tempo non basta mai e le speranze in un futuro migliore sembrano dissolversi.
Intanto, secondo Jeremy Rifkin, in tutto il mondo si sta affermando un nuovo sogno, radicalmente diverso: il Sogno europeo. Con 25 nazioni, 455 milioni di abitanti e un PIL di 10.500 miliardi di dollari, gli “Stati Uniti d’Europa” hanno ormai superato quelli d’America e sono diventati la più importante economia del pianeta. Inoltre l’Europa è diventata un gigantesco laboratorio dove ripensare il futuro dell’umanità.
Rifkin indaga nella storia culturale, scientifica e artistica del Vecchio continente per scoprire le radici di questo Sogno europeo, che non è ovviamente esente da difficoltà e debolezze. Ma l’importante è che oggi essa offre all’umanità una nuova e ardita visione del futuro, all’altezza delle sfide poste dalla società globale, forse un’alternativa vincente alla vecchia e appannata utopia americana.