Da Marco Grando riceviamo M. De Kerangal, Fuga a est.
Del libro Marco ci scrive: “Ti mando il riferimento di questo libro, per me un’altra conferma che la DeKerangal è una delle migliori scrittrici contemporanee. In meno di 100 pagine il racconto di un coscritto russo e di una signora Francese accomunati dalla fuga sulla transiberiana da Krasnoyarsk a Vladivostok. Per me bellissimo.”
“Quelli vengono da Mosca e non sanno dove vanno. Sono tanti, più di un centinaio, giovani bianchi, anzi pure pallidi, smunti e rapati, braccia venose, sguardo stagnante, torso ingabbiato da una canottiera kaki, calzoni camouflage e slip modello canguro, la catenina religiosa che dondola sul petto, ragazzi come altrettante pareti nei passaggi e nei corridoi, ragazzi seduti e in piedi, stesi sulle cuccette, che lasciano pendere le braccia, i piedi, che lasciano pendere nel vuoto la loro noia rassegnata, sono lì da più di quaranta ore, appiccicati, bloccati dal ritardo del treno, i coscritti.”
Dalla presentazione dell’editore:
Sulla Transiberiana, Alëša ed Hélène, due sconosciuti, sognano la fuga.
Lui, russo, vuole fuggire da quel treno e dal suo destino di coscritto che lo porta in una Siberia da incubo, un incubo fra bruti che hanno già cominciato a vessarlo.
Per lei, francese, che scappa da Anton, l’amante seguito fino a Krasnojarsk, il treno diretto verso un altrove sconosciuto è speranza di liberazione.
Un incontro, regalato dal caso, che creerà complicità nel comune rifiuto del presente, malgrado l’unica comunicazione tra i due sia fatta di gesti e di sguardi. Figure di questo huis-clos sono i viaggiatori diretti verso Oriente, famiglie chiassose, soldati dai corpi maleodoranti, ma anche due donne in servizio sul treno – spie o angeli custodi? E fuori i paesaggi sterminati attraversati dal treno in un tempo infinito. Tutto questo in un romanzo breve e intenso, ritmato dall’inconfondibile stile di Maylis de Kerangal.