Come ogni mese riceviamo dalla libreria La Zafra di Chiavari la lista dei dieci libri più venduti. In dicembre sono stati:
1) OSVALDO GARBARINO “Chiavari e il suo bastione” SAGEP
2) PAOLO GIORDANO “Tasmania” EINAUDI
3) DAVIDE PERILLO “I vostri nomi sono scritti nei cieli” RIZZOLI
4) Il bugiardino 2023 lunario delle terre liguri, PENTAGORA
5) VALERIA CORCIOLANI “Di rosso e di luce” RIZZOLI
6) DANIELE MENCARELLI “Tutto chiede salvezza” MONDADORI
7) SILVIA ROMANI “Saffo, la ragazza di Lesbo” EINAUDI
8) PAOLO COGNETTI “Otto montagne” EINAUDI
9) GIOVANNI LINDO FERRETTI “Ora, difendi conserva prega” ALIBERTI
10) JON KALMAN STEFANSSON “La tua assenza è tenebra” IPERBOREA
Ecco qui di seguito qualche informazione per saperne di più:
1) OSVALDO GARBARINO “Chiavari e il suo bastione” SAGEP: Lo studio indaga, con approccio interdisciplinare sulle fonti scritte e su quelle materiali, lo sviluppo urbanistico della città di Chiavari, espresso anche tramite accurati elaborati grafici che accompagnano il lettore nella sua più completa comprensione. Le vicende umane sono strettamente legate alle trasformazioni delle strutture architettoniche (qui mostrate con le diverse fasi costruttive perché più volte modificate e adeguate) e svelano una storia della città che passa attraverso gli edifici sia civili sia religiosi, veri palinsesti di preziose informazioni. Con grande accuratezza l’autore si preoccupa, inoltre, di costruire dei quadri d’insieme che illustrano ai lettori l’immagine della città nelle varie epoche analizzate e al termine dello studio presenta un’esaustiva tavola sinottica cronologica dove incrocia le fonti sul borgo e sui diversi edifici analizzati.
2) PAOLO GIORDANO “Tasmania” EINAUDI: «Se proprio dovessi, sceglierei la Tasmania. Ha buone riserve di acqua dolce, si trova in uno stato democratico e non ospita predatori per l’uomo. Non è troppo piccola ma è comunque un’isola, quindi facile da difendere. Perché ci sarà da difendersi, mi creda». Tasmania è un romanzo sul futuro. Il futuro che temiamo e desideriamo, quello che non avremo, che possiamo cambiare, che stiamo costruendo. La paura e la sorpresa di perdere il controllo sono il sentimento del nostro tempo, e la voce calda di Paolo Giordano sa raccontarlo come nessun’altra. Ci ritroviamo tutti in questo romanzo sensibilissimo, vivo, contemporaneo. Perché ognuno cerca la sua Tasmania: un luogo in cui, semplicemente, sia possibile salvarsi.
3) DAVIDE PERILLO “I vostri nomi sono scritti nei cieli” RIZZOLI: Una biografia unica dedicata alla vita e alla straordinaria attività di Rose Busingye, figura di ispirazione dentro e fuori dal mondo religioso, per raccontare l’eccezionale esperienza di solidarietà e aiuto portata avanti da molti anni in Uganda, nel cuore del continente africano. Davide Perillo – scrittore e giornalista a lungo direttore della rivista “Tracce” – racconta la storia di coraggio, di fede e di servizio che ha portato Rose Busingye a essere un punto di riferimento per tutto il mondo degli aiuti allo sviluppo: infermiera professionista, Rose si è dedicata alla cura di donne vittime di violenza e a pazienti affetti da HIV/AIDS aiutandoli a guardare oltre la malattia e la povertà. Con la sua attività è riuscita a restituire speranza e dignità a chi l’aveva perduta: grazie all’incontro con una figura chiave come don Luigi Giussani e all’aiuto di organizzazioni missionarie e realtà come AVSI, Rose ha dato vita al Meeting Point International di Kampala, creando non solo un luogo di cura per i malati, ma anche due scuole, un centro di formazione per gli insegnanti e soprattutto uno spazio di dialogo e accoglienza, aperto a chiunque voglia avvicinarsi. Un’ispirazione e una testimonianza resa ogni giorno con la propria vita, che in questo testo viene per la prima volta raccontata da chi ne è protagonista.
5) VALERIA CORCIOLANI “Di rosso e di luce” RIZZOLI: Nonostante faccia di tutto per restare fuori dai guai, Edna Silvera, storica dell’arte e restauratrice di grande talento, finisce coinvolta in una nuova indagine. Questa volta il mistero riguarda il furto di una preziosa statuetta, sottratta dalla magnifica villa di un collezionista sulle colline genovesi di Albaro. Insieme al pezzo, di grande pregio, di proprietà del cavalier Petracchi sono scomparse anche le pagine di tre manoscritti medievali. Così Edna si troverà a seguire lo strano filo rosso che, dalle miniature sui volumi antichi, si snoderà tra Genova, Roma, Venezia fino alle morbide colline piemontesi, lasciandole anche il tempo per un’inaspettata sintonia con Giacomo, il fratellastro del cavaliere. In un tiepido novembre della Riviera ligure, fra impeccabili maggiordomi, silenziosi gabbiani, pesci scarlatti e segreti inconfessabili, sarà proprio quel filo rosso che viene da un passato fatto di donne, arte e colori a cucire le pieghe di un’affilata e imprevedibile commedia nera.
6) DANIELE MENCARELLI “Tutto chiede salvezza” MONDADORI: Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. E il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati.
7) SILVIA ROMANI “Saffo, la ragazza di Lesbo” EINAUDI: Migliaia d’anni di naufragi e salvataggi, di letture e di riscritture, e ora Saffo è lí, a un tocco di mano, dove sbattono le vele delle navi, si gonfiano i tessuti leggeri che indossano le sue compagne, e profumano i giardini. Silvia Romani ha scritto un «viaggio sottopelle» verso la prima e la piú grande poetessa della letteratura occidentale e ciò che di lei non muore. Un ritratto che forse alla ragazza di Lesbo sarebbe piaciuto: credeva che non ci fosse niente di piú bello di «ciò che si ama», nemmeno le parate di navi, eserciti e cavalieri. Lei che amava la luna piú del sole, le rose piú di qualsiasi altro fiore e Afrodite sopra ogni cosa. Saffo è stata una ragazza di Lesbo, una figlia e una madre. Ha diretto cori di giovani coetanee, ha insegnato loro a cantare e a danzare. Forse ha persino sussurrato al riparo delle stanze chiuse i segreti del piacere femminile. Ha educato alla bellezza le signorine bene nella Lesbo della fine del VII secolo a.C. È stata omosessuale, bisessuale, persino un’icona LGBT. Poi ha dichiarato di non voler piú vivere, e si è tuffata dalla rupe bianca di Leucade, innamorata perdutamente di un uomo, il barcaiolo Faone. Ha insegnato a generazioni di giovani scrittrici il coraggio di far sentire la propria voce. La sua leggenda, nata quando era ancora in vita, si è nutrita delle ombre e dei vuoti che circondano i frammenti arrivati sino a noi e alimentato una inesauribile fioritura di interpretazioni letterarie e artistiche. In questo volume Silvia Romani accompagna il lettore nelle vie di Lesbo, nei giorni in cui una ragazza di buona famiglia scopre una vocazione e uno straordinario destino. Saffo, la ragazza di Lesbo è un suggestivo, coinvolgente omaggio all’incanto dei suoi versi, fatti di lune metafisiche, notti profumate di rose, nostalgia per la giovinezza che fugge; e alla fascinazione che non smette di esercitare sugli autori e gli artisti d’ogni tempo e paese.
8) PAOLO COGNETTI “Otto montagne” EINAUDI: La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura. Lo sa bene Paolo Cognetti, che tra una vetta e una baita ambienta questo potentissimo romanzo. Una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – cosí diversi da assomigliarsi, un viaggio avventuroso e spirituale fatto di fughe e tentativi di ritorno, alla continua ricerca di una strada per riconoscersi. «Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand’ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna. Sí, parla proprio di questo». Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia.
Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lí, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano cosí estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa piú simile a un’educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito piú vero: «Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un’eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno. Paolo Cognetti, uno degli scrittori piú apprezzati dalla critica e amati dai lettori, entra nel catalogo Einaudi con un libro magnetico e adulto, che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del nostro posto nel mondo.
9) GIOVANNI LINDO FERRETTI “Ora, difendi conserva prega” ALIBERTI: «Sto invecchiando 1953/2022. Il corpo non mente, obbliga riguardi e cure, lo spirito ancora strappa velleitario preda di entusiasmi poi insostenibili. Tendo al selvatico, solitario, all’ombra di una casa venerabile dimora, in sintonia col variare delle stagioni, sensibile alla presenza animale le cose visibili ed invisibili attento all’accadere: un sempre più rapido mutare. Non ho più alcun interesse per il racconto che il mondo fa di sé tra vacuità e tornaconti da poco. Sono residuale, in attesa di non so che. Ho fatta mia la triade dell’ultimo Pasolini poeta difendi conserva prega».
10) JON KALMAN STEFANSSON “La tua assenza è tenebra” IPERBOREA: Celebrato in Francia come il miglior romanzo di Jón Kalman Stefánsson (paese in cui ha venduto 50mila copie in due mesi), La tua assenza è tenebra colpisce per la profondità, l’ambizione e l’audacia. Islanda, Fiordi occidentali, un uomo si ritrova nella chiesetta di un villaggio sperduto senza sapere come ci è arrivato né perché. Una lapide nel piccolo cimitero lo colpisce: «La tua assenza è tenebra.» È la figlia della defunta ad accompagnarlo nell’unico albergo della zona, dove tutti sembrano conoscerlo e Sóley, la proprietaria, lo accoglie come un amore ritrovato, mentre lui non ricorda neppure il proprio nome. Sa solo che quando scrive sente di uscire dalla gabbia del tempo, e così dalla sua penna riaffiora impetuosa una saga che spazia tra gli ultimi due secoli e da un capo all’altro dell’isola, raccontando di donne e uomini inquieti e accomunati da un’intensità del sentire che non può ridursi entro i confini angusti della quotidianità: dal reverendo Pétur, sposato ma invaghito segretamente di una sconosciuta, che scrive lettere al poeta Hölderlin, a Guðríður, contadina colta di fine Ottocento che intreccia il suo destino alla nascita del femminismo islandese; da Ási, la cui vita è ostaggio di un’insaziabile sete di sesso, a Eiríkur, che cerca di colmare con la musica il vuoto dell’abbandono subito nell’infanzia. Errori, debolezze, scelte impossibili e rinunce si avvicendano in una maldestra ricerca della felicità, riverberandosi nelle note che come una colonna sonora accompagnano ogni pagina, da Elvis a Nick Cave, da Nina Simone a Bach. Mentre il narratore che ricorda e racconta ci trasporta in una zona di confine tra vita, memoria e poesia che riesce a sfidare le leggi del tempo: «Scrivi. E non dimenticheremo. Scrivi. E non saremo dimenticati. Scrivi. Perché la morte è solo un altro nome per l’oblio.»









