Da Gabriella Ventura riceviamo A. Trollope, Le ultime cronache del Barset.
“Crosbie si era preparato nell’ultimo quarto d’ora le esatte parole con cui assalire Butterwell, prima di pronunciarle. Vi è sempre difficoltà nella scelta, non solo delle parole con cui il denaro andrebbe chiesto in prestito, ma del modo in cui andrebbero pronunciate.”
Dalla presentazione dell’editore:
Con Le ultime cronache del Barset si chiude il ciclo dell’immaginaria contea inglese – il Barsetshire appunto – inventata da Anthony Trollope, «il più tipico rappresentante del romanzo vittoriano » (Mario Praz). Al centro del romanzo, come degli altri cinque che completano la saga, campeggiano scelte vicende cardinali, fuochi di orbite ellittiche. Qui è il caso del Reverendo Crawley, devoto ed erudito, ma afflitto da un’insopportabile fila di disgrazie – e prima di tutte l’indegna povertà –, accusato di essersi indebitamente appropriato di un piccolo assegno. Nemmeno l’ecclesiastico, psichicamente stremato, riesce a ricostruire in modo coerente la vicenda, che si affianca a due storie d’amore parallele e dal diverso esito. Al momento della scomparsa dell’assegno, il Maggiore Grantly stava per chiedere la mano della figlia del reverendo, la mite Grace Crawley, ed è immaginabile quanti e quali contrasti incontrerà la loro unione. Grace è amica e confidente dell’intransigente Lily Dale, giovane incapace di superare il passato per accettare la proposta di Johnny Eames che la ama intensamente e che diventerà l’eroe positivo della tragedia, il risolutore non premiato. Da questi drammi perbene partono le correnti principali del romanzo, che riversano incessanti conseguenze su tutti i legami umani che contano. Sicché l’aratro della narrazione attraversa l’intera contea, rivoltando zolla per zolla la crosta della sua classe dirigente, fino a denudarne gli interessi, le ipocrisie, le reali motivazioni, i giochi di potere e le alleanze, passando da un interno di famiglia a un altro interno, come le pagine di un album. «Fotografie», infatti Praz definiva i capitoli del fluviale romanzesco di Trollope («ed è sorprendente quanto poco ingiallite siano le sue fotografie»), che giungono a comporre, più che l’affresco, la mappa della Contea del Barset. Che è poi la mappa della società vittoriana, disegnata con l’oggettività rassegnata, ben distinguibile dall’amarezza sociale di Dickens e dell’ironico moralismo di Thackeray, grazie alla quale Trollope conosce, dopo il successo in vita, l’ampio nuovo apprezzamento di oggi.