Da Marco Cortini riceviamo A. Camilleri, Il cuoco dell’Alcyon, Sellerio editore Palermo.
“Ma subito appresso che lo fici accomidare nella verandina e gli offrì un bicchieri di vino che Fazio arrefutò, il commissario squasi l’aggridì. <Me lo voliti spiegari pirchì né tu né Augello vi siti sintuti ‘n doviri d’avvirtirmi di quello che stava succidenno ccà ‘n commissariato?>”

Dalla presentazione dell’editore:
Il romanzo ha, nella suggestione di un sogno, una sinistra eclisse di luna che incombe (detto alla Bernanos) su «grandi cimiteri». La tortuosità della narrazione è febbrile. Prende il lettore alla gola. Lo disorienta con le angolazioni laterali; e, soprattutto, con il tragicomico dei mascheramenti e degli equivoci tra furibondi mimi truccati da un mago della manipolazione facciale. Sorprendente è il duo Montalbano-Fazio. Il commissario e l’ispettore capo recitano come due «comici» esperti. «Contami quello che capitò», dice a un certo punto Montalbano a Fazio. E in quel «contami» si sente risuonare un antico ed epico «cantami»: «Cantami, o Diva, del pelide Achille l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei […]».
Il cuoco dell’Alcyon è «una Iliade di guai».
Salvatore Silvano Nigro
